SPAZIO FESTIVAL: QUALI NUOVI TERRITORI?
Un interessante incontro ospitato dal MIA (Mercato Internazionale dell’Audiovisivo) al cinema Moderno di Roma il 14 ottobre
L’evento è stato fortemente voluto dall’Afic (Associazione Festival Italiani Cinema) in collaborazione con la Direzione Generale Cinema, l’Italian Film Commission, gli assessorati alla cultura, con l’obiettivo di potenziare e rilanciare l’attività dei festival di cinema italiani su tutto il territorio nazionale.
La presidente di Afic, Chiara Valenti Omero, ha rimarcato l’importanza di ritrovarsi tutti insieme a parlare di Festival, perché finora non si era mai fatto. Ora che per la Cultura è finalmente arrivato il momento delle riaperture, è l’occasione giusta per riflettere tutti insieme, chi i festival li fa, chi li finanzia, chi li ospita.
Nei tempi più duri della pandemia i festival sono rimasti in piedi grazie anche alle piattaforme, che rimangono sempre una risorsa, ma adesso bisogna tornare a fare festival sul territorio. Per una vera ripartenza, il territorio ha bisogno dei festival e i festival, del territorio. Per un ulteriore salto di qualità, bisogna cercare di fare sistema, di mettere in rete dati, risorse, opportunità.
Altro obiettivo da perseguire: migliorare la capacità di attrarre sempre più finanziatori privati e sponsor, trovando magari un metodo per garantire a questi investitori non solo la conseguente visibilità, ma anche sgravi fiscali ed altre opportunità di rientro economico. Tutte cose di cui godono già le produzioni, le distribuzioni, gli spettacoli dal vivo: dunque, perché non allargare anche a finanziatori privati e sponsor dei festival?
Gianfranco Rinaldi, consulente della Commissione Cinema, ricorda a tutti che comunque non si parte da zero. Sponsor e finanziatori sanno bene che per ogni euro investito nel settore Cultura e spettacolo, ne ricaveranno tre. Rinaldi sottolinea anche l’importanza dei Festival per tutto il Paese. Al di là delle manifestazioni più famose, ci sono eventi che hanno un grande merito sociale: fanno rivivere la magia del cinema in territori bellissimi, ma magari più svantaggiati, dove ormai le sale hanno chiuso e non esistono più.
I festival poi contribuiscono in qualche modo alla tutela della Bellezza del nostro Paese, incentivando la conservazione del patrimonio storico, artistico e ambientale dei luoghi che li ospitano. Bellissima l’idea lanciata dalla presidente di Afic, di una piattaforma comune, una sorta di Google Earth della Cultura, per condividere in rete i dati, contando in qualche modo su un unico “server”. Il problema sarà quello di inventariare i “beni”. In forma di eventi, manifestazioni culturali, festival. Non più solo location, ma anche luoghi, piazze. Se le Film Commission sembrano in grado di rispondere subito a questa chiamata, secondo Rinaldi, i Comuni avranno più difficoltà a farlo.
A tale proposito, Cristina Priarone, presidente di Italia Film Commissions, conferma che le Film Commissions sono già una rete molto attiva e differenziata, perché l’Italia è una moltitudine di realtà profondamente diverse. Da regione a regione, a volte da chilometro a chilometro. Eppure le FC sono abituate a risposte veloci e unitarie. Basti pensare a Italy For Movies, il sito con l’offerta coordinata di tutte le location pubbliche disponibili nel nostro Paese.
Per quanto riguarda i Comuni, magari potrebbe essere meno semplice, perché la vita dei comuni a volte non è semplice, ma una volta impostato il lavoro, attraverso le FC potrebbe funzionare bene. Nella FC del Lazio, per esempio, che abbraccia 378 comuni, c’è di tutto di più: dalle navi di Civitavecchia agli alberi secolari.
Tornando ai festival sono un’agorà, in cui la comunità interagisce socialmente, ma anche una vetrina delle varie creatività e delle nuove tecnologie. Sono l’occasione in cui l’industria, gli sponsor capiscono che c’è un ritorno ad investire nel settore. È il momento in cui il pubblico può sentirsi più vicino a un film, agli attori, alle produzioni. Tutto questo vivifica chi partecipa. È un momento prezioso, che va tutelato. Anche perché ci sono festival, grandi e piccoli, che ogni anno devono fare degli sforzi troppo grandi per sopravvivere. La continuità per loro diventa una scommessa difficile. Invece, tutti insieme, unendo le forze, si può dare struttura a questo ciclo, culturale, creativo, industriale e fare fronte. Le Film Commission sono a disposizione per raggiungere questo obiettivo. Alcune sono già direttamente coinvolte, altre, per niente, altre ancora vedono un link diretto tra regione e festival. Si tratta di mondi affini, che se lavorano in sinergia, possono funzionare come moltiplicatori di opportunità. Su Roma, per esempio, la collaborazione di Roma – Lazio Film Commission con Mia Market e Festa del cinema di Roma è efficacissima.
Rinaldi rende merito ai festival per il loro ruolo importante nella formazione, con l’offerta collaterale di continui workshop legati alle varie professionalità del settore, che arricchiscono le competenze di tutta la filiera.
Il moderatore Bruno Zambardino (Italy For Movies, Cinecittà, DGCA, MIC) cita uno studio Afic, condotto su 150 festival. Dai questionari compilati risulta che il 75% dei festival nel 2020 ha subito una soppressione o una riduzione di finanziamenti privati rispetto all’anno precedente. La maggior parte degli sponsor ha motivato i tagli con l’emergenza sanitaria, mentre lo Stato e gli Enti Locali hanno mostrato maggiore sensibilità, confermando il loro sostegno economico.
Chiara Valenti Omero sottolinea come la vita di un festival vada ben oltre i giorni o le settimane della manifestazione. Appena finisce il festival si riparte subito per organizzare quello dell’anno successivo. Ed è un lavoro che dura 12 mesi.
Afic per esempio in questo momento ha in piedi 3 tavoli tematici: il tavolo green, aperto pochi giorni fa a Torino, al festival CinemaAmbiente, con l’intento di creare un protocollo, delle linee guida sul tema, da presentare al ministero della Cultura; poi il tavolo odierno sul progetto legato ai territori, poi ancora il progetto legato alla Scuola. Sono questi i temi da cui ripartire.
Afic sta cercando di studiare bene il territorio per migliorare le cose, perché ci sono molte discrepanze: il 30 % delle regioni interviene sui festival attraverso contributi sulle Film Commission, altre invece, come il Friuli Venezia Giulia, intervengono attraverso l’assessorato alla cultura o al turismo. Poi ci sono regioni che hanno una legge cinema e altre che non ce l’hanno proprio. In alcune, la legge non viene mai aggiornata, in altre sì, magari ogni tre anni, o ogni anno. In altre ancora, l’aggiornano quando se ne ricordano, oppure non funziona. Sarebbe ora di armonizzare il tutto.
Antonella Manca, assessore alla cultura del Friuli Venezia Giulia, testimonia la buona pratica della sua regione in materia di Art Bonus. Va detto subito che in FVG, in collaborazione con Promoturismo e l’università Bocconi, è stato misurato l’impatto dei festival di cinema più importanti sul territorio. Per ogni euro di contributo pubblico versato per i festival e le varie manifestazioni, il territorio incassa da 3 euro e mezzo a 9 euro e mezzo. È un ritorno oltre che considerevole, anche veloce. Le opere pubbliche per esempio garantiscono un ritorno anche migliore, pari a 11 volte l’investimento. Solo che generalmente hanno tempi molto lunghi di realizzazione e spesso incerti, mentre nel nostro caso si tratta solo di qualche mese per avere un ritorno diretto. Già cominciando a fare regolarmente una misurazione degli impatti, si potrebbe avere un beneficio diretto in termini di incassi statali. A quel punto si potrebbe anche ipotizzare un incremento di somme disponibili per l’art bonus, a fronte di maggiori incassi per l’erario.
Il FVG sostiene il mondo della cultura di qualità con finanziamenti triennali e con vaglia annuali. Questi ultimi destinati in genere a realtà che si affacciano nel panorama degli eventi per la prima volta e che, in caso di buoni esiti, possono aspirare ai finanziamenti triennali. L’esperienza con l’art bonus è nata cercando di copiare l’esempio virtuoso della regione Toscana, che lo aveva già adottato. L’assessorato regionale si è rapportato con la Toscana e con lo Stato, per capire come si erano orientati nelle varie fattispecie, facendo poi però come FVG anche delle scelte diverse. Tutti gli operatori culturali che avevano dimostrato nel tempo solidità e continuità hanno potuto presentare dei progetti, sono stati finanziati con fondi regionali, associati a quelli dei mecenati privati. Mecenati che vanno dalle persone fisiche alle fondazioni, alle imprese.
Lo scoppio della pandemia nel 2020 aveva bloccato presto, di fatto dopo 3 mesi circa, la raccolta di fondi privati in Friuli Venezia Giulia, tanto da far chiudere l’anno con appena 44 domande di finanziamento privato per 800.000 euro complessivi di fondi raccolti. Nel 2021 invece, quando ancora mancano 2 settimane alla scadenza dei termini per la presentazione delle domande dei mecenati, il FVG è arrivato già a una somma complessiva di 2 milioni e trecentomila euro, raccolti in 214 domande.
Va detto che la ricerca del mecenate è un po’ diversa dalla ricerca dello sponsor. Con il mecenate si può cercare di condividere il VALORE dell’evento finanziato per il territorio. Mentre lo sponsor bada più a un ritorno in termini di business, il mecenate è più partecipe. Ci sono piccole realtà che contribuiscono anche con 5000/10000 euro all’anno, perché credono che questo faccia bene al territorio, oltre che a loro. E difatti questi eventi di qualità, finanziati, generano profitti. La cultura, finanziata da pubblico e privati, diventa motore dell’economia. E infatti i festival di cinema prevedono a latere anche occasioni di business, dove dall’incontro di creatività e idee spesso nascono nuove produzioni.
In FVG c’è l’Art Bonus Regionale pari al 20% del costo dell’evento, a prescindere dall’Art Bonus nazionale, che raggiunge il 60%. Cumulati, possono arrivare a coprire insieme l’85% del costo della manifestazione. Così avviene anche in Toscana.
Purtroppo al momento Toscana e Friuli Venezia Giulia restano le uniche regioni ad avere sperimentato questo esempio di incentivazione fiscale. Perché le altre possano allinearsi, occorrerebbe fare un grosso investimento tecnico.
L’incontro si è concluso sintetizzando gli obiettivi da portare avanti collaborando insieme: innanzitutto cercare di estendere le buone pratiche dell’art Bonus da Toscana e FVG alle altre regioni, e poi aprire un tavolo dedicato alla promozione dei festival, per rendere stabili e continuativi il dialogo, la convergenza, il coordinamento fra le forze in campo.
Antonio Lauro
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