La mezza stagione
Danilo Caputo e Valentina Strada hanno scritto La mezza stagione. Il film diretto da Danilo viene presentato in concorso al RIFF – Roma Independent Film Festival nella sezione National feature film competition stasera, 10 maggio 2015 alle ore 20:20 al The Space Moderno, con replica al Nuovo Aquila martedì 12 alle 18:30.
Caro Danilo e cara Valentina, un pitch del film ancora più breve di quanto appare sul sito di Una mezza stagione.
Tre storie basate su suoni e rumori, tre personaggi che cercano di risolvere le loro ossessioni e trovare un posto per sé.
Il sud. Siete nati entrambi nella provincia di Taranto, nel triangolo magico di Ernesto De Martino e lì avete ambientato la vostra storia. De Martino affidava alla magia una funzione mediatrice tra l’interno e l’esterno, tra psiche e storia… Voi come siete messi a riguardo? L’accettate, la rifiutate… che ne pensate?
[Danilo] La magia tradizionale è una delle tante eredità che improvvisamente sono state abbandonate con lo sviluppo economico degli anni 60. Eppure quella magia era un modo di raccontare l’ignoto, una narrazione credibile di fenomeni di cui si conoscevano solo gli effetti e non le cause. E’ rimasto molto poco di tutto ciò, eppure nel film se ne avverte ancora l’eco nella storia di Sissi, una donna ossessionata dalla voce del padre che la rimprovera di averlo seppellito con la camicia sbagliata.
(Valentina) Magia e paganesimo sono parti integranti della vita culturale meridionale. Crescere al Sud vuol dire fare i conti con l’eredità storica e psicologica di pratiche e credenze legate all’irrazionale. La storia di Sissi si può inserire in questa riflessione. Sissi si appiglia con tormento a una comunicazione impossibile con l’aldilà. Un modo per esorcizzare la morte, i sensi di colpa e la solitudine.
Cultura arcaica, cultura contadina. Avete già fatto sapere che questo film racconta della morsa in cui, in Italia, il vecchio imprigiona il nuovo.
Danilo, ti sei accorto di questo, perché hai potuto e voluto girare il mondo (San Francisco, Berlino) oppure – Valentina – perché basta nascere e crescere qui per accorgersene?
[Danilo] Sì, viaggiare e vivere fuori ha contribuito a prendere coscienza di quanto sia umiliante la posizione in cui noi giovani siamo relegati, o auto-relegati, qui in Italia.
(Valentina) Il confronto tra la situazione italiana e le condizioni di vita e lavoro all’estero è certamente impietoso, ma credo basti crescere e provare a darsi da fare nel nostro paese per rendersi conto dello schiacciamento attuato dal vecchio sulle nuove generazioni.
Vi siete conosciuti nelle aule del Centro Sperimentale di Roma: è stato il sangue pugliese, l’anima di immigrati, a farvi incontrare professionalmente?
(Valentina) Le origini, il vissuto e l’immaginario in comune hanno sicuramente agevolato il dialogo e la collaborazione.
Roma è tradizionalmente la sede del cinema italiano. Ma è davvero così o in realtà lo limita questo cinema, lo uccide, lo respinge come i vostri vecchi nel vostro film respingono il nuovo?
[Danilo] Credo sia un problema, non perché si tratta di Roma, ma perché si tratta di questa Roma, una città che in questo momento sembra avere poco da offrire dal punto di vista culturale e che non può assolutamente competere con le altre capitali europee. Ma non è sempre stato così, e spero che Roma torni ad essere una città in cui si potrà di nuovo fare cultura e arte.
(Valentina) Sono d’accordo con Danilo. Roma è indubbiamente il cuore del cinema italiano, ma spesso le condizioni in cui giovani come me si trovano ad operare risultano più respingenti che stimolanti.
Il sud, prima di Garibaldi, era la zona tecnologicamente più all’avanguardia d’Italia: treni, navi, colture e allevamenti… Oggi porta invece il marchio dell’arretratezza. Voi, per il nostro settore, che ne pensate? Il cinema pugliese è tecnicamente al passo?
(Valentina) Il cinema pugliese è una realtà in crescita, un fenomeno che trabocca di talenti giovani. In termini di risultati e prestigio si tratta di un ambito produttivo molto rilevante per la nostra regione.
Il sentimento di appartenenza alla propria regione è forte e gli italiani come collettività sociale ancora non esistono. Il cinema se ne accorge e forse ne risente: piccoli mondi obbligano a piccole storie o il limite della mancata crescita del cinema italiano è altrove?
[Danilo] Il fatto di legare un film ad un territorio non costituisce un limite, ci sono tantissimi esempi di film che raccontando un piccolo mondo riescono a raggiungere una risonanza universale. Le nostre particolarità regionali sono una ricchezza per il nostro cinema, una ricchezza probabilmente ancora poco apprezzata. Credo che la mancata crescita sia dovuta ad altro: soprattutto ad un sistema di produzione e distribuzione che davvero non funziona. Non voglio abbozzare teorie su quali ne siano le cause, ma mi sembra chiaro che c’è qualcosa lì che non funziona.
La storia del vostro film è lunga e emblematica. Scrivete una sceneggiatura e la mandate nel 2011 a un premio giovane e nordico il Mattador, senza contarci molto e invece vincete. I premi aiutano, bisogna crederci? Sono investimenti utili per i giovani?
[Danilo] Certamente.
(Valentina)I concorsi di sceneggiatura rappresentano un valido banco di prova per scrittori e registi esordienti. Hai la possibilità di far leggere il tuo progetto, di confrontarti con professionisti, di portare a casa i primi risultati. Il Mattador ci ha trasmesso fiducia ed entusiasmo, siamo molto riconoscenti verso gli organizzatori del Premio.
Quante versioni ci sono state tra la sceneggiatura del Mattador e quella definitiva? E quanto ancora è cambiata sul set e al montaggio?
[Danilo] Siamo arrivati a cinque stesure della sceneggiatura. Sul set tanto è stato stravolto: una volta scelti gli attori abbiamo cambiato degli elementi delle loro storie, abbiamo lasciato che improvvisassero i dialoghi a partire dalle nostre indicazioni, abbiamo soppresso delle scene che non funzionavano altrettanto bene che sulla carta. E in montaggio la struttura del film è stata rivista, è stato un processo molto lungo.
La mezza stagione è autoprodotto: avete cercato soldi e partner ovunque, in modo molto creativo. Raccontateci come li avete convinti…
[Danilo] Non siamo riusciti a trovare a trovare molti soldi, quindi non è il caso di condividere il nostro esempio! Per quello che riguarda la troupe, invece, abbiamo lanciato un’open call nel quale presentavamo il progetto e dicevamo di cercare anime gemelle con cui portarlo a fondo. La risposta è stata forte e ci ha permesso di mettere in piedi una troupe di giovani professionisti che credevano nel progetto (e che, tra l’altro, avevano letto la sceneggiatura, cosa che mi premeva molto).
Noi della WGi ci stiamo molto occupando di coproduzioni. Com’è andata per La mezza stagione?
[Danilo] Il film è il risultato di una co-produzione tra Italia, Grecia e Romania. Taratata Film, il produttore italiano, è un’associazione culturale e non una vera e propria casa di produzione. Al festival di Locarno ho conosciuto Alex Traila, un giovanissimo produttore rumeno che si è entusiasmato del progetto e ha voluto farne parte. Quando poi il film ha partecipato al Work In Progress del festival di Thessaloniki, abbiamo incontrato il laboratorio di post-produzione greco Graal che, dopo aver visto un montaggio provvisorio ci ha proposto di co-produrre il film.
Facciamo finta che siete voi il Ministro della Cultura e avete pieni poteri e soldi per il cinema. Che fareste? Dove pensate di dover intervenire?
(Valentina) Mi piacerebbe intervenire in favore della meritocrazia. Vorrei che l’apprendimento dei mestieri cinematografici fosse più diffuso, meno costoso, alla portata di tutti i giovani che desiderano una buona formazione. La scuola pubblica può fare tantissimo, includendo corsi e attività. La provincia offre ancora pochissime possibilità in questo senso. Poi vorrei strategie più efficaci sul piano della distribuzione in sala, è necessario coinvolgere il pubblico, far circolare le opere prime.
Pochi soldi chiamano grande scrittura. Ma – come ci confermano gli ultimi dati sul cinema del 2014 – i pochi soldi investiti portano pochi soldi di incasso. Che ne pensate? Il low budget è una buona via da percorrere per farsi notare? I rischi di imboccare un binario morto sono elevati?
[Danilo] Credo che fare un buon film con un budget piccolo sia possibile. Il vero rischio è che, una volta completato, il film non riesca successivamente a farsi strada perché non c’è nessuno che lo spinge, come si suol dire. Quello della distribuzione è un mondo selvaggio, ma anche essere presi in considerazione dai festival a volte non è semplice, specialmente quando il progetto non ha alcun supporto alle spalle.
La difesa del diritto d’autore. Come saprete si sta giocando una grande partita commerciale tra USA e Europa nell’accordo del TTIP, dove gli autori rischiano di perdere molto. Ne siete informati? Pensate di essere sufficientemente protetti col sistema attuale?
(Valentina) Sono ancora alle prime prove, in tema di diritto d’autore mi sento inesperta. Confrontandomi con professionisti del settore ho percepito molti limiti e lacune. Sicuramente c’è ancora tanto lavoro da fare per adeguarci agli standard e alle tutele dei mercati stranieri.
La WGI è nata per sostenere gli sceneggiatori e il ruolo della scrittura nel cinema, nella tv e nel web. In Italia si parla solo di registi, e anche nella home del vostro film ci sono le note di regia, ma non le note di sceneggiatura… Perché questa fretta di archiviare gli sceneggiatori? A film finito tutto diventa del regista. Che ne pensate?
(Valentina)Vero. E’ un atteggiamento ormai diffusissimo, quasi inevitabile, anche in ambiti formativi come il Centro Sperimentale. Mi auguro un’azione sempre più incisiva da parte degli organi preposti per una maggiore tutela e per i giusti riconoscimenti verso i professionisti del settore.
Le associazioni degli autori. Ne avete fiducia o pensate che siano altre trappole del vecchio?
(Valentina) Le considerazioni da fare sono tante, e per molti aspetti mi sento di non avere tutta l’esperienza necessaria per valutare.
Progetti futuri insieme?
(Valentina) Mi farebbe enormemente piacere. Grazie a Danilo, La Mezza Stagione è stata una magnifica avventura, piena di stimoli, entusiasmo e condivisione.
Grazie e in bocca al lupo