Looped Love
Alessandro Marzullo e Valerio Chicca hanno scritto soggetto e sceneggiatura del cortometraggio di 11’ Looped love, che è stato presentato alla Festa del Cinema di Roma 2017, nella sezione Alice nella Città.
Il corto ha vinto il bando europeo “Nos somos el futuro” del Mibact, sostenuto dall’associazione Abilis, come migliore sceneggiatura ed è stato quindi prodotto da Leblon Communication, istituto Luce cinecittà, Flickmates Studio con la collaborazione di Roma-Lazio film commission.
Ciao ragazzi, per rompere un po’ il ghiaccio, iniziamo subito come nostra abitudine dal pitch della vostra opera.
Marco è la comparsa di un film che si ripete all’infinito. A furia di vedere la protagonista, Rachel, passare per la sua inquadratura, infinite volte, se ne innamora. Lui farà di tutto per conquistarla e dimostrare che nel cinema, anche una semplice comparsa può diventare protagonista.
Il titolo è emblematico: è subito importante che il concetto di ripetizione ha un ruolo importante a livello tematico. Per quanto riguarda la scrittura tecnica, come avete lavorato a questo concetto?
A.M. La ripetizione è strutturante di per sé e ci ha permesso di contenere i costi della produzione, dimezzando il numero di location, di spostamenti, di componenti del cast. Abbiamo lavorato sulla base di quello che io chiamo “mirror model”, cioè una struttura a specchio. È basata sulla scrittura del testo nei tre atti di Syd Field, con la differenza che arrivati al Mid Point, gli avvenimenti della prima metà del film si ripropongono allo stesso modo nella seconda parte (con qualche differenza dovuta alle necessarie considerazioni di carattere logico). Questo permette in termini produttivi di controllare che non ci sia mai del superfluo nella narrazione, aiuta la prova del taglio, cioè l’eliminazione di parti che non aggiungono valore informativo al racconto. Soprattutto per un corto (pochi soldi, poco tempo), questo metodo consente di sfruttare al massimo l’investimento. La ripetizione consente inoltre di mostrare con maggiore incisività la trasformazione dei personaggi principali, anche grazie all’immutabilità degli altri e del mondo che li circonda. Di fatto, la sequenza iniziale racchiude l’intero processo narrativo, che viene destrutturato secondo uno schema classico nel corso dei tre atti.
V.C. La struttura di Looped Love ricorda quella dell’opera in musica. Infatti anche la musica è a sostegno dello schema narrativo, riprendendo i temi musicali ogni volta che in una scena si segue lo stesso plot. Ogni elemento narrativo è presente nella prima sequenza prima dei titoli di testa ed è reiterato sempre uguale, ma non identico, per tutto il film.
Nel vostro corto sono assenti completamente i dialoghi, c’è soltanto una voce narrante che ci accompagna nella storia. Perché questa scelta?
A.M. Ci sono diverse motivazioni che hanno portato a questa scelta: la prima riguarda la funzione narrativa dei dialoghi, irrilevante ai fini del plot; un’altra riguarda il carattere economico-produttivo, cioè ci ha permesso di risparmiare tempo durante le riprese e ha facilitato la scelta degli attori del cast; Looped Love è una commedia romantica e la voice over è un caposaldo del genere, in numerosissimi prodotti di successo è presente. Questo stesso genere punta però anche sulla qualità dei dialoghi e, in questo senso, non utilizzarli è stata una sfida; ci ha permesso di avere il corto in diverse lingue con una sola registrazione, manna in termini di distribuzione… Alla fine, dopo uno studio piuttosto articolato,la voice over è risultata la soluzione più efficace per trasmettere al pubblico le informazioni e per riscaldare le immagini che, prive di dialoghi, sarebbero risultati troppo “fredde.
V.C. È stata una scelta obbligata: Looped Love utilizza il cinema come ambientazione della storia, così possiamo dire che la storia d’amore di Rachel e Marco avviene in un film che non è il loro! Ogni eventuale dialogo del “film ambientazione” sarebbe risultato superfluo alla storia. La scelta della voce narrante ha poi sopperito a diverse necessità di racconto come, ad esempio, rendere chiaro il luogo dove si svolge l’azione. La voce di Emanuela Rossi aiuta ad immergersi nell’ambientazione “cinema e ad accettare l’happy ending da parte del pubblico italiano che, cresciuto col neoralismo, fatica ad accettare il lieto fine, a meno che la storia non sia ambientato in un luogo lontano dal loro (in questo caso, un film).
Parliamo ora del bando del Mibact “Nos somos el futuro”, che avete vinto e che, da una parte ha reso possibile la realizzazione della vostra opera, dall’altra vi ha reso ufficialmente il miglior regista e il miglior sceneggiatore in Italia sotto i 25 anni. Come siete venuti a conoscenza del bando e come avete lavorato al vostro progetto, avete fatto un progetto apposito, o comunque questa opera già aveva avuto la sua genesi, prima del bando?
A.M. Avevo costruito il soggetto di Looped Love nel tempo, a tavolino, già un anno prima dell’uscita del bando. La Sapienza, che all’epoca era la nostra università, l’ha pubblicizzato molto bene. Non ci è restato che adattare il testo alle specifiche richieste dal bando per ultimare il prodotto.
Per la realizzazione avete avuto l’occasione di lavorare con figure professionali molto importanti, a partire dagli attori, passando per tutto il cast tecnico, ma soprattutto per quanto riguarda la parte organizzativa siete stati seguiti da professionisti come, Leblon, Istituto Luce Cinecittà e la Roma Lazio Film Commission. Come vi siete trovati a lavorare con queste figure?
A.M. Molto bene. Che non significa senza problemi… Lavorando con le idee chiare e su un progetto ben strutturato, siamo riusciti ad arrivare in fondo a mio avviso non solo rispettando quanto già era in sceneggiatura, ma addirittura siamo riusciti ad accrescere la forza narrativa di Looped Love. Tutti quelli con cui abbiamo lavorato ci hanno insegnato qualcosa, come noi abbiamo fatto con loro d’altronde. È stato bello conoscere la produttrice Marina Ruggero attraverso il lavoro: questo ci ha permesso di farci apprezzare per quello che sappiamo fare, concretamente. Ci sono i presupposti per continuare la collaborazione, mi auguro che sarà così, anche perché lei nel suo lavoro interpreta dei valori combattivi che sono fondamentali per potersi muovere nell’ambiente. Questo dimostra inoltre una grande passione per quello che fa e non è così scontato.
Il corto è stato inserito nella sezione Alice in Corto della scorsa Festa del cinema di Roma, raccontateci la vostra esperienza e soprattutto cosa avevate sperato e cosa avete ottenuto dalla partecipazione ad un festival?
A.M. Abbiamo guadagnato esperienza, come da ogni cosa che facciamo. È stato bello vedere Looped Love in sala insieme al cast. Tre anni fa arrivavo a Roma privo di qualsiasi risorsa, se non quella intellettuale, e andavo a quel festival da spettatore (lo faccio ancora ovviamente). Oggi, dopo tanto lavoro, non solo in questo ambito, sono riuscito ad essere spettatore di un prodotto di cui ho fatto parte. Di qui a dire che nel settore ci sia la possibilità anche per i più giovani che non provengono da famiglie inserite nel contesto, ce ne passa. Piuttosto, è il mercato a permetterci di avere una visione da inseguire e, insieme alla fiducia nelle nostre capacità, in costante crescita, è l’unica cosa che ci conforta, poiché il paese a mio avviso manifesta un ritardo culturale e professionale evidente al cospetto degli altri paesi con una cinematografia sviluppata.
Quando si parla di cortometraggi si sa che la vita di queste opere è molto incerta, perché secondo voi è importante comunque scrivere e realizzare cortometraggi?
A.M. Per imparare, per mettersi alla prova, per costruire e consolidare il proprio linguaggio ed un metodo di lavoro efficace. È quello che in altri settori chiamano il minimo prodotto fattibile. Negli Stati Uniti dicono spesso “non esiste occasione migliore di quella che hai”. In questo senso il corto, se inserito in un progetto sorretto da una più ampia visione, può costituire traction a favore del proprio processo professionale. Questo deve necessariamente prevedere operazioni con un maggiore impatto potenziale sul mercato dell’audiovisivo, cioè film e serialità televisiva (o web). Altrimenti, come in molti casi, è un prodotto fino a sé stesso.
A proposito della vita dei cortometraggi, dove potremmo vedere la vostra opera? Parteciperà ad altri festival?
A.M. Il corto uscirà ufficialmente nel 2018. Il Mibact ci sosterrà portandolo nelle principali rassegne nazionali, anche grazie all’aiuto di Leblon e della produttrice Marina Ruggero. Come dicevo prima, avere il corto in altre lingue ci permette di partecipare ai festival internazionali. Siamo curiosi di vedere quello riusciremo a fare, ma guardando Looped Love, possiamo essere ottimisti.
Cosa avete in programma per il prossimo futuro?
Non ci siamo mai fermati in questi mesi. Lavoriamo assiduamente a quei progetti più sostanziosi di cui ho parlato prima.
Abbiamo scritto un film, una commedia romantica ambientata a Milano, che è figlia dei processi impiegati in Looped Love e Branding Love (la prima web serie Sapienza). Questo va a costituire la conclusione del nostro progetto “Love”, il quale fino ad oggi ha avuto molto successo, con Branding Love (presentato al Roma Web Fest e distribuita da La Sapienza) e Looped Love, che parte già come progetto vincente di un concorso europeo ed è stato presentato alla Festa del cinema di Roma e Alice Nella Città. Con tutto il team di Flickmates Studio lavoriamo ad altri progetti che speriamo facciano parlare di sé, in quanto dotati di una grandissima personalità e forza strutturale. Al momento siamo riusciti ad attrarre l’attenzione di alcuni produttori, stiamo costruendo un dialogo al fine di capire quali siano le persone che hanno la nostra stessa visione e che magari nel futuro prossimo diventino i nostri collaboratori. Nel ringraziarvi per questo confronto, a questo punto, speriamo di ritrovarci più avanti per parlare del resto.