Batman ha l’artrite
Da oltre trent’anni, Frank Miller è uno dei fumettisti più influenti della scena mondiale. Con Watchmen di Alan Moore, il suo Batman: The Dark Knight Returns ha dato inizio alla cosiddetta Dark Age dei fumetti, caratterizzata da personaggi più complessi e oscuri di quelli conosciuti fino ad allora.
Al cinema, il nome di Frank Miller è noto soprattutto per la sua collaborazione con Robert Rodriguez per Sin City (2005) e Sin City: A Dame to Kill For (2014). La sua serie a fumetti 300 ha fornito il soggetto per l’omonimo film di Zach Snyder del 2007. Miller ha scritto e diretto anche The Spirit (2008) un film ispirato al celebre fumetto noir di Will Eisner.
A Lucca Comics per i cinquant’anni della manifestazione, Frank Miller ha incontrato la stampa e il pubblico. Ecco alcuni appunti sul suo modo di lavorare sui personaggi, raccolti da Laura Nuti.
Batman
Quando Dick Giordano della DC Comics si rivolse a me, mi disse che aveva tra le mani il personaggio dei fumetti più popolare del mondo ma che non riusciva a vendere i suoi albi. Mi affidò Batman e mi chiese di sparare il mio colpo migliore, concedendomi ampi margini di libertà per sperimentare nuove direzioni.
Pensai che potevo trarre vantaggio da un fattore che nessuno stava considerando ovvero che l’audience di Batman stava andando avanti con l’età, che aveva una famiglia, dei figli. Batman, invece, aveva 29 anni come sempre. Così decisi di far invecchiare l’uomo pipistrello e di dargli una diversa serie di problemi. Per esempio, all’età di 50 anni, Batman ha l’artrite.
Dalla mia parte avevo il fatto che nessuno stesse comprando i fumetti di Batman e le resistenze iniziali della DC Comics a certi cambiamenti che volevo introdurre si trovarono indebolite quando le vendite del fumetto aumentarono.
Il lavoro sul personaggio
Quando ho iniziato a lavorare a Dark Knight, come prima cosa ho cercato di scomporre il personaggio di Batman per distillarne l’essenza. Proprio come nella mitologia greca, il pantheon DC era composto da due categorie: quella degli dei e quella degli eroi. Batman, Superman e Wonder Woman erano gli dei. Pur essendo l’unico dei tre a non avere superpoteri, Batman è il peggiore incubo dei criminali per tre fattori: una rabbia incontenibile scaturita da un trauma personale, un’incrollabile fede nella giustizia e una grande genialità.
Il mio Batman è prima di tutto un bambino di cinque anni che ha assistito all’omicidio dei suoi genitori. Poi, è un genio: un uomo pieno di soldi che è stato in grado di crearsi un’identità segreta, trovare una caverna e trasformarla in quartier generale, costruirsi la migliore macchina che si possa immaginare e combattere il crimine usando tanti splendidi giocattoli. Batman è anche una figura mitologica, in parte Zorro, in parte Dracula e fa cagare sotto i criminali.
Il giuramento iniziale di Batman – incutere paura nei cuori dei criminali – in un certo senso fa di lui un terrorista. Un terrorista che sta dalla nostra parte.
Daredevil
Batman era un personaggio ben concepito che dovevo riportare alla sua dimensione originale. Daredevil era molto diverso. Era sempre stato uno Spider-Man di serie B e il fatto che fosse cieco non era mai stato veramente sfruttato. Così, quando mi è stato affidato, mi sono concentrato sulla sua cecità e ne ho fatto l’elemento centrale della serie. Quando la serie iniziò a migliorare, Daredevil non era più un supereroe ma semplicemente un uomo in calzamaglia. Daredevil è stata la mia prima serie crime e in un certo senso mi ha portato a Sin City.
Sin City
Sin City prende il nome da una città e non da un eroe. Volevo poter cambiare cast, volevo che i miei personaggi potessero morire. Quando ho scritto il primo volume di Sin City la mia intenzione era quella di fare innamorare il pubblico del protagonista e poi ucciderlo così da trasmettere l’idea che a Sin City nessuno fosse al sicuro.
Elektra
Quando ho creato Elektra ero al mio primo lavoro di scrittura. Tutto ciò che volevo era cavarmela con un personaggio che fosse interessante. Sono rimasto molto sorpreso quando Elektra è diventata più popolare del titolare della serie in cui era apparsa (Daredevil). Tuttavia, la sua storia richiedeva che venisse uccisa. Gli editor della Marvel mi opposero resistenza. Io la feci morire comunque. Una volta morta, però, insistettero perché la facessi tornare in vita. Alla fine ho ceduto. In Elettra vive ancora l’ho riportata in vita ma solo per ucciderla di nuovo, così da essere sicuro che restasse morta una volta per tutte. Volevo che Elektra fosse il primo personaggio ad avere il privilegio di “rimanere morto”. E la Marvel che fa? La riporta in vita. Ma vi posso assicurare che non è lei. È solo qualcuno che le ha rubato il vestito.
Xerxes
Il progetto più entusiasmante a cui sto lavorando in questo momento è Xerxes e racconta la storia del re persiano Serse e di come ascese al potere. Anche se Xerxes può essere considerato una sorta di prequel/sequel di 300, questa volta il mio approccio alla storia è più mistico.
Alan Moore
Con Alan Moore, abbiamo fatto crescere gli eroi e li abbiamo messi di fronte a problemi da adulti. Abbiamo ampliato il lettorato ma dobbiamo anche ammettere di aver prodotto opere molto pretenziose.
Storie
Le mie storie contengono molta violenza perché sono fumetti di azione e perché sono bravo a rappresentare lo scontro fisico tra il bene e il male. Non è parte del mio lavoro dire alle persone che cosa fare, pensare o votare. Anche se è piuttosto ovvio quello che penso. Il mio lavoro consiste nel raccontare belle storie e, se posso, prendere in giro ciò che vedo di assurdo attorno a me.