Trumbo
La vita di uno sceneggiatore che racconta uno sceneggiatore. L’avventura di John McNamara, autore di Trumbo, film sulla caccia alle streghe di Hollywood, che esce oggi, 11 febbraio in Italia con il titolo: L’ultima parola – La vera storia di Dalton Trumbo
Quest’articolo di Louise Farr è stato ripreso per gentile concessione della rivista Written by, dove è apparso nel numero settembre/ottobre 2015, quando il film è uscito in USA.
Nel 2011 John McNamara cercava di far produrre la sua sceneggiatura Trumbo, ed era immerso nel classico incubo di Hollywood: omaggiato e riempito di complimenti da persone che considerava false. “Riuscivo ad ottenere solo appuntamenti frettolosi” racconta McNamara, un uomo dalla risata franca e lo sguardo combattivo, nella sua elegante casa anni ’60 sulle colline di Santa Monica. “Una volta ero in un parcheggio sotto il sole e andando dalla macchina al mio ufficio ho incontrato un giovane executive senza potere che aveva letto la sceneggiatura e gli era piaciuta molto, ma non poteva realizzarla. Era sempre così, un incontro dopo l’altro.”
Mc Namara si diceva che nessuno avrebbe mai fatto quel film e che era stato matto a scrivere quella storia.
Il progetto era iniziato nella primavera 2008, dopo un inutile brainstorming con il produttore Kevin Kelly Brown. McNamara non vedeva l’ora di tornare al lavoro dopo lo sciopero della WGA. Ma lui e Brown non riuscivano a trovare una buona idea per un pilot.
Mentre stava andando via, a Brown cadde l’occhio su un libro intitolato Donald Trumbo.
“Lo conoscevo” disse a McNamara. “Conoscevi Trumbo?” No, conosceva l’autore del libro, Bruce Cook.
McNamara spiegò che Trumbo era uno sceneggiatore della lista nera di Hollywood, che negli anni ’40 fu trascinato davanti alla Commissione di inchiesta per le attività anti-americane, durante la caccia alle streghe contro i “sovversivi” comunisti. Nonostante fosse uno fra gli sceneggiatori più pagati del periodo, Trumbo mise a rischio la sua carriera rifiutandosi di rispondere alle domande della commissione. Non dichiarò le sue posizioni politiche e si rifiutò di fare nomi di colleghi che potevano essere politicamente esposti. Questa sua opposizione lo rese un paria, facendolo finire in una prigione federale e rovinando la sua carriera, fino a che la lotta di Trumbo alla lista nera pose fine all’epidemia.
Quando McNamara finì il suo racconto, Brown disse “Questo è un film.” McNamara non si trattenne e chiese: “Ma che diavolo di film sarebbe? Trumbo è un comunista, si svolge a Hollywood, si parla di politica, non c’è sesso, né violenza ed è in costume d’epoca.” Brown rispose che si trattava sempre di un film. Perché? Trumbo aveva sostenuto le sue convinzioni di fronte al governo e ai capi degli studios, era un Davide contro Golia. C’era pure un lieto fine: con Trumbo che aveva contribuito a mettere fine alla lista nera. A questo punto McNamara cambiò idea: “Oh mio Dio. Aveva ragione! La sera stessa ho detto a mia moglie che non avrei più scritto per la tv per un po’, che mi prendevo un anno per scrivere questo film. E lei disse tipo: “Va benissimo.”
Lui e Brown opzionarono il libro di Bruce Cook e McNamara, conosciuto in tv per aver creato Profit, Vengeance Unlimited, Fastlane e Spy Game, iniziò a scrivere. O meglio, iniziò a cercare di scrivere. “Ho scritto una prima stesura molto in fretta, poi ho scritto un milione di revisioni più lentamente. Il mio principale ricordo sono i fallimenti. Per anni.”
Ma c’era una ragione per cui si ostinava: “Penso che quello che volevo era vivere nei panni di un uomo che aveva portato avanti una battaglia che io non avrei mai avuto il coraggio di fare”
Nato in Colorado, romanziere e giornalista, Dalton Trumbo arrivò al reparto storie della Warner Bros negli anni ’30 come lettore. Nel 1947 era uno dei più ricercati sceneggiatori di Hollywood. Quello stesso anno si tennero le udienze della commissione per le attività antiamericane a Washington.
Trumbo scrisse il film della RKO con Ginger Rogers Kitty Foyle (1940), per il quale la Rogers vinse l’Oscar, e Tender Comrades del 1943. In seguito, sotto contratto con la Metro-Goldwyn-Mayer, tra i suoi crediti ci sono i film con Spencer Tracy, A Guy named Joe (1943) e 30 Seconds over Tokyo (1944), e Our Vines have tender grapes (1945), con Edward G. Robinson. Il prolifico Trumbo era considerato inestimabile dallo studio. Il suo contratto con la MGM gli permetteva di rifiutare qualsiasi argomento, rimanendo a pieno salario – 3.000 $ a settimana, con un forfait di 75.000 $ a sceneggiatura se credeva fosse commercialmente valida (somme che oggi corrispondono a 30.000 e 800.000 $). Ma la sua inclusione nei Dieci di Hollywood – il gruppo di scrittori, produttori e registi che sfidarono la commissione anticomunista e furono citati per oltraggio al Congresso – lo lasciò disoccupato.
Nel 1948 quando cercava di prevenire la sentenza di condanna a un anno di reclusione, scrisse a un agente: “Sono spennato come un bastardo in bancarotta”. I suoi appelli alla Corte Suprema fallirono e nel 1950 Trumbo entrò nella prigione federale di Ashland in Kentucky.
In retrospettiva, McNamara crede che in parte le difficoltà nell’adattare la storia di Trumbo in una sceneggiatura siano derivate dal suo successo. Aveva scritto molte serie tv, thriller, polizieschi, storie di supereroi con trame lineari e semplici. Ora si trovava a fare i conti con uno scrittore leggendario, i cui conflitti erano soprattutto intellettuali e sociologici. Trumbo la leggenda. Più di una volta McNamara si è trovato a pensare “Tom Stoppard lo farebbe benissimo”.
Sin da subito voleva che il film finisse nel 1970 alla cerimonia annuale dei premi della Writers’ Guild, quando Trumbo ricevette il premio Guild’s Laurel alla carriera e fece un controverso discorso di assoluzione per tutti coloro che erano stati colpiti dalla lista nera – non c’erano né cattivi né eroi, ma solo vittime.
Ma come si arriva alla cerimonia di premiazione? Le molte false partenze di McNamara lo portarono a dubitare seriamente del suo talento. “Se sei fortunato – e io sono stato molto fortunato – puoi essere ricompensato per la mediocrità. Puoi avere molti riconoscimenti. E cominci a perdere di vista quello che ha valore veramente. È fantastico scrivere un episodio di una serie tv che non è un granché, ma i tuoi capi ti dicono sempre e solo: ottimo lavoro. E tu stai lì e ti chiedi: ma sarà vero??”
Si lascia andare a una risata. “Non voglio sminuirmi, ma avevo molti dubbi su me stesso: perché il tizio che ha co-creato Spy Game crede di potere scrivere Trumbo?”
I dubbi non erano l’unico ostacolo. All’inizio McNamara aveva creduto di conoscere e capire quel periodo politico, ma si rese conto che aveva solo pochi indizi. Quindi si immerse negli archivi della WGA, dell’Academy e nelle biblioteche della UCLA, della Hollywood Blacklist Collections, e del Winsconsin Center for Film and Theater Research a Madison. Per un anno fu assorbito dalla ricerca e dalla documentazione, leggendo centinaia delle appassionate lettere di Trumbo, cercando di catturare quella voce, mandando le sue stesure agli amici per dei commenti.
Il romanziere e collega Rafael Yglesias, che aveva i genitori comunisti, lo aiutò a capire la filosofia. Ma dopo aver letto una delle prime versioni, Yglesias telefonò a McNamara: “Ok, adesso hai eretto la statua di Trumbo, ora è il momento di conoscere davvero l’uomo.”
“Una delle cose che mi ha aiutato molto è che Trumbo scrisse un sacco di film di merda. Ha scritto dei bellissimi film negli anni ’30 e ’40 e alcuni film davvero brutti negli anni ’60. Santo cielo ha scritto The sandpiper, che è un film orrendo. Ma ha scritto anche Spartacus, uno dei migliori film di sempre, e Lonely are the Brave, altro grande film.”
Pensare a questo gli ha fatto capire, come dice lui che “sia Trumbo che io siamo degli scribacchini.” E capendo quanto duramente Trumbo avesse lavorato, quanto era stata ampia la sua produzione, e come la sua scrittura riusciva ad innalzarsi quando lavorava su temi potenti, McNamara trovò una prospettiva nel suo stesso lavoro: anche lui aveva un tema potente. “Qui c’è dell’ottimo materiale. Dovevo smetterla di cazzeggiare, smettere di ostacolarmi da solo.”
La moglie di McNamara, Julie, vicepresidente esecutiva del reparto sviluppo drama della CBS, dice che suo marito è in una bolla mentre lavora. “Quando scrive viene consumato da queste scene e relazioni. Mi sveglio di notte e lo trovo a parlare con se stesso come se fosse un personaggio”. All’inizio della loro relazione era turbata da questa possessione, adesso si è abituata ai suoi visitatori.
Finalmente Dalton Trumbo era decollato. Finalmente McNamara era soddisfatto della sua stesura. Ma bastarono altri sei mesi perché lui e Brown capissero che il loro tempismo era sbagliato. Si era nel 2009 e il paese era preda di una dura recessione. In quel clima economico tutta la fatica che aveva fatto non aveva nessuna importanza. “Sapevamo che nessuno avrebbe fatto questo film.”
Gli scrittori hanno un ego fragile, sono vittime di insicurezze. Per quanto fosse esausto, McNamara aveva già lavorato per la televisione ed era convinto di poterci tornare, pur mantenendo vive le speranze per Trumbo. “Per continuare a mettere benzina nel motore” scrisse un pilot e sviluppò In Plain Sight per USA Network. Ebbe l’idea per Aquarius, un thriller investigativo ambientato nella Los Angeles dell’epoca di Charles Manson, ma prima dei famosi omicidi. Insieme al produttore Marty Adelstein lo vendette a FX, ma ancora una volta il tempismo non era giusto. Aquarius non andò in onda fino al 2015, dopo essere stato preso dalla NBC.
Improvvisamente nel 2012, un amico di McNamara, ammiratore di Trumbo, aveva messo insieme un po’ di soldi per finanziare un film indipendente e voleva opzionare la sua sceneggiatura. Entusiasta McNamara chiamò il suo agente, che invece fu contrario: Trumbo aveva bisogno di un grosso produttore e di una Star, disse al suo cliente. A quel punto McNamara alzò la voce.
“Gli dissi: Sono quasi cinque anni che hai in mano questa cazzo di cosa, e questa è la prima offerta che qualcuno fa. Trovami un’offerta migliore entro questa settimana o mi incazzo da morire.”
McNamara dice che può parlare in questo modo al suo agente Paul Haas perché sta con lui da 25 anni. “Hai presente la scena di Tootsie quando Sydney Pollack e Dustin Hoffman litigano sul pomodoro? Ecco quelli siamo io e il mio agente.”
Le grida furono efficaci. Un altro agente dell’ufficio chiamò eccitato McNamara, dicendo che voleva dare la sceneggiatura a Michael London, produttore di Milk, Sideways e The Illusionist.
London non volle leggerlo, nonostante l’incoraggiamento del suo dirigente dello sviluppo Kelly Mullen. “A mio eterno discredito le dissi: Kelly non faremo un film su Dalton Trumbo e la lista nera”, dice London, che alla fine cedette alle pressioni della Mullen. “Iniziai a leggere la sceneggiatura e non mi fermai per due ore. E alla fine ebbi la sensazione di aver visto un intero film nella mia testa e di aver avuto un’esperienza emozionante. Non capita spesso.”
Come Kevin Kelly Brown e McNamara, era stato commosso dalla storia di questo uomo complicato – un comunista a cui piacevano i soldi e i piacere che permettevano di comprare, ma che si erse in difesa della libertà di parola e si rifiutò di cedere ai manigoldi al potere. Anche London rimase incastrato: adesso voleva assolutamente fare Trumbo.
“È incredibile che non sia mai riuscito a lasciar perdere”, dice London a proposito di McNamara e la sceneggiatura. “Non era pagato. Non aveva nessuna assicurazione. E improvvisamente è successo.”
McNamara spiega così il suo impegno: “Non c’è nessuna altra storia di Hollywood riguardo al Primo Emendamento o la libertà di parola, o la libertà di fare film che dicano cose controverse o anche sbagliate. Mi sembra l’unica storia che Hollywood può raccontare di sé che abbia una valenza politica”.
McNamara venne a conoscenza della lista nera in giovane età. È cresciuto in Michigan, a Grand Rapids, senza scrittori in famiglia, i suoi eroi da ragazzo erano Gene Roddenberry, creatore di Star Trek, e Steven Bochco, di Hill Street Blues. Già scrittore a 18 anni, vinse un premio della Dramatist Guild per la sua commedia Present Tense, che fu messa in scena professionalmente nel 1982 durante il festival Young Playwrights a New York.
È una cosa inebriante per un giovane ragazzo e dopo aver sentito da Stephen Sondheim che gli scrittori novizi devono farsi carico delle loro produzioni, licenziò immediatamente il regista Garson Kanin, famoso per Born Yesterday e Adam’s Rib. Al suo posto venne Arthur Laurents, altrettanto famoso per aver scritto West Side Story, Gipsy e The way we were, a dirigere la pièce dello studente.
“Era loquace e divertente e raccontava delle storie spezzacuore”, McNamara racconta di Laurents, che era stato anche lui licenziato dal film autobiografico sulla lista nera Come eravamo. (Fu riassunto e fu accreditato da solo dopo che il regista Sidney Pollack aveva chiamato Trumbo e altri 10 sceneggiatori per delle revisioni che alla fine furono insoddisfacenti).
McNamara rimase sconvolto dai racconti di Laurents sui tradimenti tra amici, che cercavano disperatamente di salvare la propria carriera ed evitare la prigione. Fu anche ispirato da coloro che rifiutarono di informare la Commissione delle loro opinioni politiche e di fare nomi. All’inizio del 1984 McNamara seguì un corso universitario di sceneggiatura alla New York University, dove insegnavano Ring Lardner Jr. e Waldo Salt, scrittori presenti nella Lista Nera. C’era anche Ian McLellan Hunter, che in quei giorni terribili di Hollywood aveva scavalcato Trumbo, prendendo il suo posto come scrittore di Vacanze Romane (1953). Hunter prese un Oscar per il film, per il quale alla fine fu accreditato Trumbo.
McNamara era l’unico della sua classe a sapere della Commissione per le Attività Antiamericane e Hollywood ed era impaziente di discuterne con i professori. “Erano del tutto distaccati. Non riuscii a notare nessun risentimento. Non vidi neanche un po’ di acredine per gli avversari politici”, ricorda dei sopravvissuti alla Lista Nera.
Lo spirito asciutto di Lardner diede il coraggio a McNamara di fare una strana domanda. “Gli dissi: In quel periodo non hai mai visto un po’ di umorismo nella cosa? Lui rispose: Era difficile vederci dell’umorismo mentre stavo in una prigione federale, almeno fino al momento in cui venne fuori la storia del deputato Thomas.”
Concedendo una piccola vittoria agli avversari della sua guerra filistea, J.Parnell Thomas, che aveva condotto crudelmente le udienze della commissione, era stato condannato per frode e mandato nelle stesse carceri federali. Anni dopo ricordando questo aneddoto, McNamara con licenza poetica, mise Trumbo al posto di Lardner nello scontro con Thomas.
Era stato Hunter però a mandare McNamara in cerca della biografia di Dalton Trumbo del 1977 scritta da Bruce Cook. Dopo essere arrivato a Hollywood, McNamara trovò il libro al Larry Edmunds Bookshop, poi 20 anni dopo aveva solo spostato il libro da uno scaffale a un altro il giorno che catturò l’attenzione di Kevin Kelly Brown.
Davvero una mossa fortunata.
Una volta che Michael London fu a bordo, McNamara disse che sperava di dirigere lui stesso il film. Era un problema. Non aveva mai diretto nulla prima.
“Se vuoi fare tu il regista ci vorranno 5 anni” disse London “Se ti fai da parte, ce ne vorranno 2.” McNamara si fece da parte, ma volle aver voce in capitolo sulla scelta del regista.
Il primo a cui pensò era Jay Roach, regista di Ti presento i miei. Roach inizialmente rifiutò: il cattivo del film era John Wayne e temeva che il famoso cowboy del cinema fosse una figura troppo leggendaria per essere l’unico antagonista.
“A questo punto le mie ricerche si rivelarono efficaci”, dice McNamara, che suggerì di introdurre la giornalista di gossip Hedda Hopper, famosa per i suoi cappelli alla moda e la sua lingua velenosa nell’esporre quelli che credeva essere comunisti, così come chiunque non le piacesse. “Feci una riscrittura in tre giorni”, dice McNamara.
Con un finanziatore e un regista in campo, iniziò una lunga ricerca di un anno per una grande star. Trovare Trumbo non era facile. Ma Breaking Bad stava declinando e London pensò che se Brian Cranston fosse stato interessato, sarebbe stato meglio avere lui e fare il film, piuttosto che continuare a cercare un nome più convenzionale. “Bryan ora è una star talmente grossa che sembra stupido da dire”, dice London. Ma gli altri finanziatori del film furono meno preveggenti, il loro messaggio era: “Se è Bryan Cranston, noi siamo fuori.”
“Gli abbiamo detto: ci piace Bryan, addio.” Ricorda McNamara.
La società di Shivani Rawat, ShivHans Pictures, accettò di finanziarie il progetto con 20 milioni di dollari, ma volle una star per il ruolo della Hopper e Helen Mirren accettò. Quindi con Diane Lane nel ruolo della moglie di Trumbo, Cleo; Elle Fanning nel ruolo della figlia maggiore Nikola; e Louis C.K. nel ruolo inventato di uno scrittore della Lista Nera, la produzione organizzò le prime letture a Bergamot Station nel luglio 2014 – tre giorni dopo la prima lettura del cast di Aquarius alla Paramount, con David Duchovny come protagonista, finalmente in produzione per la NBC.
L’industria ricompensa il lavoro con altro lavoro. Mentre queste cose andavano avanti, McNamara fu incaricato da SyFy Channel di scrivere un pilot insieme a Sera Gamble per The Magicians, basato sulla trilogia fantasy di successo di Lev Grossman. Si sarebbe girato a New Orleans tre settimane dopo che Trumbo era impacchettato.
“Mi sono detto: Alzati e fallo,” dice McNamara, che per Aquarius chiamò Yglesias, Sera Gamble (che aveva lavorato con lui su Eyes e altri pilot), Alexandra Cunningham di Prime Suspect e il detective diventato scrittore Michael Sheehan. McNamara era così occupato che girava per Los Angeles con Uber scrivendo in macchina, mentre gestiva come un giocoliere tre progetti insieme, divertendosi da matti. “Prendevo diversi aspetti di ogni progetto e li applicavo agli altri, inoltre è stato utile non essere ossessionati da una cosa sola per tanto tempo. Se fosse stato un solo lavoro mi sarei stressato di più.”
Nelle prime stesure McNamara aveva avuto difficoltà a trovare un inizio visivamente efficace. Ammette che l’inizio del film è venuto fuori in fase di revisione. Jay Roach non era mai stato convinto di iniziare con un montage e Cranston voleva che si arrivasse a conoscere Trumbo prima possibile. Le molte discussioni non portarono a nulla, fino a che McNamara ideò la scena di una festa di Hollywood, con un litigio tra Trumbo e il regista conservatore Sam Wood, osservato da John Wayne. Divenne subito “la maledetta scena della festa,” ricorda McNamara, perché era una scena lunga, con molte comparse, costumi e parrucco d’epoca e una grande villa come location, cose che la rendevano molto costosa. La scena prima fu inserita, poi fu tolta e dopo che Roach ebbe convinto i finanziatori, fu reinserita di nuovo. Il regista voleva creare un contrasto tra chi discuteva del benessere dei lavoratori e il glamour di un party hollywoodiano, per riassumere velocemente il clima teso della Hollywood anni ’40. “Non volevo rinunciarci” dice Roach.
Seguirono molte riscritture, London si meravigliava della pervicacia e dell’inventiva di McNamara. “Non credo di aver mai incontrato un altro scrittore che se ne andava con delle note e riflessioni futili e tornava con una cosa fantastica e inattesa, avendo lavorato su quelle che a volte erano solo sterili critiche” ricorda London. “Questa è una capacità che deriva dal suo lavoro per la televisione, che tutto può essere riscritto e migliorato.”
Un’altra questione venne fuori un venerdì sera durante i dieci giorni di prove del cast a New Orleans. Cranston a quel punto era entrato totalmente nella parte: la voce, la camminata, i capelli, la sigaretta. Ma l’attore pensava sempre alla storia nel suo intero, all’arco del racconto, così come quando aveva lavorato per Vince Gilligan su Breaking Bad.
“Potrebbe davvero essere un buon film,” disse Cranston a McNamara, che replicò: “Lo spero proprio. Ci stiamo tutti giocando le palle.”
Poi Cranston fece un commento che colpiva dritto al cuore di uno sceneggiatore, soprattutto alla vigilia delle riprese: “Manca solo una cosa.” Cranston coinvolse Roach nella discussione e fece notare che nella sceneggiatura mancava un personaggio di sinistra che fosse fuori dalle righe e strambo, così come Hedda Hopper lo era dalla parte di destra.
Roach fu d’accordo. Facile a dirsi, bisognava rivedere la sceneggiatura ancora una volta. Creare un nuovo personaggio, di nuovo. Ma questa volta durante le prove del cast, a dieci giorni dalle riprese.
Allora il personaggio di Louis C.K., Arlen Hird, era più un handicappato emotivo che uno stralunato sinistroide. Nel corso del weekend, con C.K. che sarebbe arrivato la domenica sera, McNamara trasformò Hird in un furente ideologo che aborriva quelle che considerava le ipocrisie di Trumbo e voleva distruggere il sistema capitalistico.
C.K. apprezzò la riscrittura, ma volle cambiare qualche battuta. “Sei il mitico Louis C.K.,” si ricorda di avergli risposto McNamara, “Certo che puoi cambiare le battute, tanto il credito poi me lo prendo io.”
Questa revisione non era stata facile, ma nulla in paragone a una scena molto delicata con una discussione tra John Wayne e Trumbo. “C’erano molte cose diverse da fare insieme,” spiega McNamara. “Dovevo distillare la voce di Trumbo; dovevo distillare la voce di John Wayne. C’era bisogno che fossero entrambi intelligenti, ma su fronti opposti. Non potevo lasciare che uno facesse un lungo discorso, perché nella realtà l’altro lo avrebbe interrotto. Mi ricordo molte versioni diverse di questa scena.”
Non avrebbe saputo se funzionava fino a quando sul set a New Orleans assistette alla discussione tra Trumbo e Wayne sul fatto che il Congresso avesse il diritto di indagare sui pensieri della gente, sulle loro preghiere e sui loro voti e sul contenuto dei film. “Se hai intenzione di colpirmi, lasciami togliere gli occhiali,” dice Trumbo a un rabbioso John Wayne.
McNamara si girò verso Michael London, notando con sollievo che: Grazie a Dio questa scena funziona!
Quella stessa notte accadde che per l’unica volta Helen Mirren ebbe bisogno di un aiuto. McNamara aveva dovuto cambiare leggermente una battuta, e la Mirren gentilmente si girò e disse: “E’ meraviglioso avere lo scrittore in carne ed ossa sul set. Non è come quando si fa Shakespeare, non c’è mai quando hai bisogno di lui.”
La Mirren fece un altro complimento a McNamara: “Mi piacciono persino le sue parentetiche.”
A luglio 2014 erano 7 anni che McNamara viveva con Dalton Trumbo. Si era immaginato lo sceneggiatore nel suo ranch di famiglia a Lockwood Valley, dove Trumbo a volte scriveva la notte e dormiva di giorno. Aveva immaginato le molte ore passate da Trumbo a mollo nella vasca da bagno mentre scriveva. Anche lui ha vissuto le udienze della Commissione attività antiamericane e la successiva prigionia, e il periodo della caccia alle streghe quando Trumbo lottava per guadagnarsi da vivere e aiutava altri colleghi della lista nera. Si era immaginato la vita dei superstiti negli anni ’60, quando cominciò lo smantellamento della Lista nera, avvenuto in parte grazie alla trappola ideata da Trumbo per Otto Preminger e Kirk Douglas, che volevano entrambi essere i primi a dare un credito pubblico a chi era nella lista nera. Trumbo aveva scritto Exodus per Preminger e Spartacus per Douglas.
La performance di Bryan Cranston era stata così efficace già alla prima lettura, che McNamara realizzò che: Dopo tutti questi anni da solo con Trumbo, ora doveva dividerlo con qualcuno.
E adesso il film finito appartiene alle masse.
“Ci sono molte ragioni per cui questa storia ha parlato a John”, dice London, che fa notare la fisime della sua personalità irascibile, la sua ostinazione e l’esasperante bisogno di dibattito. “Queste sono qualità che condivide con Dalton Trumbo, e uno dei motivi per cui John è riuscito a scrivere questo film così bene è che ha una forte affinità per Trumbo e per i suoi principi.”
Nikola Trumbo – che insieme alla sorella Mitzi ha fatto da consulente per McNamara, gli ha raccontato storie su loro padre, letto le diverse versioni della sceneggiatura ed è stata presente alle prove e sul set – condivide ciò che dice London. “C’è un po’ di Trumbo in John, è divertente da vedere.” Ma quello che più le ha ricordato suo padre sono stati il candore e la sincerità di McNamara.
L’industria cinematografica si è rivoltata contro Trumbo e lo ha punito, precisa McNamara, ma Trumbo non si è mai lasciato sconfiggere dall’amarezza. E pensa che senza Trumbo la Lista Nera sarebbe andata avanti fino agli anni ’70. Questo è l’uomo che sperava di conoscere quando ha iniziato a scrivere.
“Credo di conoscerlo – non l’uomo che conoscevano i suoi figli ovviamente – ma conosco una versione di lui che è quasi come un essere umano completo,” dice McNamara. “Ma non è un solo uomo. È me stesso, lui, Brian, Jay. C’è anche Diane e Elle in lui. È una versione di lui che è un po’ come un rendering 3D.”
Quando le riprese erano quasi finite, il lavoro quasi concluso tranne il montaggio, i premi e le chiacchiere con i media, McNamara scrisse una sentita lettera a Niki Trumbo. Le scrisse: “Mi manca moltissimo.”
Louise Farr