EMERGENZA EUROPA, VALORE PER TUTTI
A Venezia gli autori italiani in difesa dei principi garantiti dal diritto d’autore
Si è svolta il 3 settembre, a Venezia, l’incontro organizzato da 100autori, AIDAC, ANAC E WGI in collaborazione con le Giornate degli Autori e la SIAE.
Il tema era quello di sensibilizzare il Parlamento Europeo e l’opinione pubblica sulla direttiva del Copyright che verrà discussa e votata il prossimo 12 settembre. L’obiettivo di questa battaglia è il riconoscimento e la tutela del diritto d’autore da parte dei giganti del web che, a fronte di introiti miliardari, poco o nulla distribuiscono agli autori.
Andrea Purgatori denuncia l’esistenza di una lobby forsennata a Bruxelles: Google ha investito 31 milioni di euro, cifre dichiarate, per cercare di convincere i parlamentari ad opporsi a questa direttiva e quasi tutti i top player hanno aperto uffici a Bruxelles per cercare di fermarla. A fronte di tutto questo c’è semplicemente la parola degli autori. Purgatori richiama Giovanni Canova che sulla rivista 8 1/2 si chiede perché se dobbiamo comprare qualcosa su internet noi dobbiamo pagare mentre se invece dobbiamo fruire di informazioni questo debba essere fatto gratuitamente. La conseguenza di tutto questo è che nessuno creerà più nulla perché si tratta di un investimento improduttivo. La difesa del diritto d’autore significa libertà di esprimersi con la garanzia che la ricchezza prodotta ritorni in qualche modo a chi l’ha creata.
La parola passa Roberto Barzanti, presidente delle Giornate degli Autori, che riporta le dichiarazioni del presidente del parlamento europeo Tajani il quale aderisce alla nostra manifestazione. Le industrie creative e culturali in Europa producono 536 miliardi di euro l’anno, danno lavoro a 12 milioni di persone e questo patrimonio, sostiene Tajani, deve essere tutelato dal parlamento europeo. I creatori, gli editori, i media e gli artisti sono al momento bloccati in una situazione di stallo globale contro le piattaforme per il controllo degli introiti on-line. Sostenere i diritti degli autori sui prodotti pubblicati on line è cruciale per tutelare la creatività e una stampa libera e indipendente. La proposta della commissione giuridica è, sempre secondo Tajani, un’ottima base di partenza per raggiungere questo obiettivo e stabilire un controllo diretto sulla remunerazione degli autori e su eventuali violazioni del diritto d’autore. Per Barzanti il voto dell’12 settembre non è l’ultima spiaggia ma è un passaggio cruciale per questa negoziazione inter-istituzionale e da parte dell’Italia ci dovrà essere un controllo severo per verificarne il processo attuativo.
Per tornare alle cose di casa, Purgatori segnala alla sottosegretaria al senato Lucia Borgonzoni, che ha la delega per il cinema ed è presente in sala, che da 1 anno e mezzo Sky ha deciso, unilateralmente, di non pagare più l’equo compenso per tutte le opere dell’audiovisivo e la Rai da 4 anni versa agli autori solo il 70 % di acconto rispetto a quello che dovrebbe dare cosa che non accade per nessun altro settore, compresi gli autori del varietà che, ad esempio, percepiscono il 100%.
Lucia Borgonzoni interviene dicendo che è consapevole delle difficoltà che gli autori stanno attraversando e lei ci sosterrà come figura istituzionale e come rappresentante della Lega. Riconosce che la proprietà intellettuale è come un oggetto prezioso e va trattato alla stessa stregua. Chiede agli autori un documento sintetico da portare in parlamento per presentare le nostre istanze.
Silvia Costa, parlamentare europea, attraverso un video pre-registato conferma il suo sostegno e il suo impegno per il copyright e il diritto d’autore. È una battaglia, dice, non solo culturale ma anche democratica da allargare anche al video on-demand. L’apparato istituzionale si sta muovendo in difesa degli autori, ma dovranno essere gli autori stessi, quelli italiani insieme alla Federazione europea degli autori, a far sentire la loro autorevole voce per sostenere questo lavoro comune.
Francesco Martinotti di ANAC, fa notare che l’adesione all’iniziativa non comprende solo gli autori e le associazioni presenti, ma molti altri rappresentanti del mondo dell’audiovisivo che per vari motivi non possono essere presenti fisicamente, poi entra nel merito. Secondo Martinotti, due sono gli articoli fondamentali in questa direttiva: il primo è quello sulla trasparenza, ovvero sapere quando e quante volte le nostre opere vengono messe in circolazione. Il secondo risponde ad un concetto che è stato acquisito dalla cultura europea, ovvero l’equo compenso, che fu inventato da Beaumarchais nel ‘700 e fu ribadito dagli autori della lirica alla fine dell’800. Il concetto è semplice: se un autore concepisce un’opera questa deve portare dei frutti, anche economici.
Per Stefano Sardo, presidente 100Autori, si tratta di decidere se ai governi interessa davvero che esista un audiovisivo europeo. Il pubblico giovanile presto diventerà prioritario ed avrà come modello produttivo Netflix, per esempio, produzione chiaramente sbilanciata su contenuti americani. Solo il 47 % delle produzioni sono europee e con il tempo prenderanno sempre più piede le produzioni americane che vedono gli sceneggiatori molto più tutelati. Loro continueranno a stare sul mercato e i loro prodotti egemonizzeranno il mercato. Noi chiediamo solo che l’industria europea di questo settore sia competitiva. Se l’autore non guadagna sul risultato di un’opera, noi avremo prodotti di qualità sempre più bassa e saremo fuori gioco. L’unica cosa che possiamo fare, quindi, è chiedere all’Europa una direttiva che riconosca i profitti legittimi di un’opera a chi l’ha creata. Anche Sardo punta sulla trasparenza: “Se noi non sappiamo quanti profitti ha generato la nostra opera, come facciamo a sapere che cosa ci spetta?”
Gli autori europei oggi guadagnano tra i 16 e i 25 mila euro l’anno, risulta da un questionario fatto a 1.500 autori, non siamo certo dei privilegiati ma lavoratori che faticano a sopravvivere. Non siamo agganciati al lavoro che crea ricchezza mentre noi dobbiamo partecipare a questa ricchezza.
Gaetano Blandini, direttore generale della SIAE, ricorda che nella sede c’è una targa che recita ciò che disse il maestro Armando Trovajoli “Dio benedica chi ha inventato il diritto d’autore”. Questo è sinonimo di libertà, ovvero la possibilità di creare ciò che si desidera. Senza gli autori nulla viene creato e nulla esiste. In Italia la cultura è la terza industria del paese, vi lavorano più di 1 milione e 200 mila persone, la maggioranza appartiene al settore audiovisivo. Molti di questi lavoratori rischiano di estinguersi grazie alla proliferazione dell’industria americana. La cultura italiana va difesa, perché è cultura della diversità e della democrazia. Blandini ha denunciato penalmente il dottor Zappia, di Sky, che si permette di non pagare gli autori da un anno e mezzo.
Stefano Sardo ricorda che all’inizio di agosto è apparso un articolo su Repubblica dove si denunciava il fatto che i 6 colossi del web (Apple, Facebook, Amazon, Uber, Trip Advisor e Airbnb) nel 2017 hanno pagato SOLO 14 milioni di tasse a fronte dei 90 che ha pagato la SIAE in Italia. Queste cifre la dicono lunga.
Interviene l’On. Vincenzo Vita sul tema. Gli over the top hanno in mano tutto, detengono gli algoritmi necessari per controllare il mondo. Bisogna costringerli a portare alla luce quegli algoritmi, attraverso i quali detengono un potere immenso e quindi la priorità è la trasparenza. Secondo lui la direttiva va rivista, su alcuni articoli, perché con il tempo qualche “manina” ha modificato ad esempio l’art. 13 che esclude l’accesso ai reati commessi dai cosiddetti over the top. Questo gli permette di tener buoni paesi come la Cina e l’Iran, ad esempio. Chiede così agli autori ed ai parlamentari di immaginare una linea emendativa.
“C’è un attacco concentrico globale, che cosa significa quando gli autori sono privati dei loro diritti? Chiede Andrea Pugatori a Stefano Rulli.
“La situazione è assurda, fino a poco tempo fa si parlava degli autori colpiti dalla crisi adesso siamo gli attori della fortuna di una delle più importanti industrie culturali e viviamo ancora in soggezione, ci sentiamo dei poveri disgraziati che devono essere aiutati dallo Stato per poter sopravvivere. Dovremmo fare una nostra piccola rivoluzione culturale. Non ci incazziamo mai veramente perché non siamo consapevoli del potere che abbiamo. Se riuscissimo ad unirci davvero e smettessimo tutti di scrivere, qui si fermerebbe tutto, si bloccherebbe il Paese. Questo dovremmo fare. Autoconvincerci che abbiamo armi forti. Se Sky non ci paga, dobbiamo smettere di lavorare.”
In rappresentanza della WGI ho fatto presente che il nostro sindacato ha tra gli iscritti molti giovani e se la situazione per gli autori con una discreta carriera alle spalle è difficile, per chi è all’inizio o quasi è drammatica, avviene non di rado che siano costretti a lavorare praticamente gratis. Il titolo di un recente documento della Writers Guild ofGreat Britain è “Free is not an option” (Gratis non è un’opzione), è quasi uno slogan ed è nostro da sempre. Abbiamo un codice deontologico che difende i nostri inalienabili diritti a cui tutti i nostri soci aderiscono quando scelgono di iscriversi. Con il nostro nuovo garante, inoltre, abbiamo fissato 10 importantissimi punti chiave che se inseriti nei nostri contratti ci vedrebbero davvero padroni delle nostre opere. Ci rendiamo conto che, al momento, già ottenere solo alcune delle garanzie base che proponiamo sarebbe un grande successo, ma non dobbiamo essere certo noi a giocare al ribasso. Probabilmente queste richieste saranno oggetto di una lunga, faticosa e spesso inutile trattativa, ma si sa che bisogna sempre chiedere 100 per ottenere 10.
Ho sottolineato che, a mio avviso, la proposta di Rulli è tanto giusta quanto utopica, in questa fase, la realtà è che per uno sceneggiatore che incrocia le braccia ce ne sono dieci disposti a prendere il suo posto, sicuramente per mancanza di lavoro più che di etica professionale. Ma tant’è. In un momento di emergenza globale, dunque, ho proposto di serrare le fila e lavorare sodo perché il rischio è grande, i colleghi hanno sempre più bisogno di tutela, ma soprattutto di opportunità lavorative. Le organizzazioni preposte a questo hanno ora il dovere, più che mai, di essere presenti e attivi con tutte le loro forze.
Stefano Sardo, a questo punto, ribadisce con convinzione l’idea che tutte le associazioni di tutela per gli sceneggiatori si uniscano per lavorare insieme a degli obiettivi che sono diventati urgenti ed essenziali per garantire i nostri diritti.
A cura di Silvia Longo