C’è chi dice no
Finalmente una bella storia: siamo contenti di raccontarla, anche se qualcuno in parte già la conosce.
Qualche giorno fa due sceneggiatori, che stanno lavorando insieme, uno dei 100autori e una della Writers Guild Italia, vengono a sapere che la RAI ha chiesto a tutti i produttori di inserire, nei contratti di scrittura, delle nuove clausole a proposito della par condicio.
Clausole che avrebbero richiesto allo scrittore di astenersi da comportamenti e manifestazioni di pensiero, che avrebbero potuto influenzare un voto politico. Astensione limitata al periodo elettorale? No. Astensione da dichiarazioni esplicite di favoreggiamento di un partito, all’interno del testo? No: astensione, in generale, in modo diretto e/o indiretto, per tutto il periodo del contratto.
Gli scrittori avrebbero dovuto astenersi anche dal mettere in campo opzioni o situazioni di ordine sociale e/o culturale, che avessero avuto il potere di influenzare il voto, e influenzarlo in un paese, in cui anche i cani sono stati tirati dentro ai comizi dell’ultima campagna elettorale.
I due sceneggiatori non hanno avuto dubbi: hanno avvertito il loro produttore che clausole simili non le avrebbero mai firmate. Poi, hanno alzato il telefono e avvertito le loro associazioni, che a loro volta hanno sparso la voce.
Queste clausole non s’hanno da firmare, né ora, né mai. Sono contro la legge del diritto d’autore, contro la libertà d’espressione e, motivo più importante di tutti, contro la struttura stessa della narrazione che, come tale, richiede che si assuma un unico punto di vista. E’ il racconto, non l’ideologia personale, che richiede con forza al suo autore di essere parziale e non pluralista.
Abbiamo cominciato dicendo che era una bella storia…
Tranquilli, il bello arriva adesso.
Si è scoperto che l’APT, l’associazione dei produttori televisivi, non solo era sulla stessa linea, ma aveva già fatto notare alla RAI l’inaccettabilità di queste clausole.
E quindi, l’altro ieri…
No, facciamo prima un passo indietro. Ad aprile, come tutti ricorderanno, in nome della par condicio, è stata tagliata una fiction in cui appariva il candidato attore Ivano Marescotti. La WGI è insorta, insieme ad altre associazioni (AIDAC, ANAC, ASIFA, DOC/IT) ha scritto alla RAI protestando. La RAI non ha risposto, ma a difendere il suo operato è sbucato un gruppetto di autori che a quei tagli aveva detto sì. La WGI non si è accontentata, ha insistito perché rispondesse la RAI.
Così, quando abbiamo saputo delle clausole sulla par condicio, ci siamo sentiti chiamati in causa: ecco, la risposta è diventata un’altra tirata di redini, un’altra restrizione di libertà.
E invece… Stavolta, qualcuno ha detto NO.
Gli scrittori, subito.
E poi, le loro associazioni.
E l’APT che si è battuta in prima linea per un principio di libertà, finché…
Dalla trincea di viale Mazzini, l’altro ieri, ci è arrivata notizia che la RAI, finalmente, aveva fatto un passo indietro e rinunciato alle clausole.
Sì, anche in Italia può accadere che i produttori, i network e gli scrittori si mettano d’accordo, stabiliscano delle regole e dei comportamenti utili allo sviluppo della creatività e degli interessi delle parti, come già succede nei paesi dove il comparto dell’audiovisivo è più forte.
Grazie a chi ha avuto il coraggio di pretendere e a chi ha avuto l’onestà di correggersi. Questa è la par condicio da perseguire: il rispetto dei ruoli e delle funzioni, con regole che favoriscano la produzione di contenuti, tutelando tutte le parti in causa. Per sottoscrivere un accordo congiunto in questo senso, noi ci siamo.
N.B.: Attenzione, ci sono dei produttori che non appartengono all’APT. Quindi, tutti gli sceneggiatori che non sono soci della WGI, e che quindi non sono tutelati dalla prassi della consegna dei propri contratti al garante, leggano bene ciò che dovrebbero firmare. Nel caso trovassero le clausole in questione, li invitiamo a segnalarle a board@writersguilditalia.it e a garante@writersguilditalia.it. E’ importante.