Writers

Il racconto delle emozioni

La WGI è nata con l’intento di valorizzare la professione degli sceneggiatori. La sezione SCRITTO DA, sotto l’egida di WRITTEN BY, la prestigiosa rivista della WGAw, tenta di supplire alla grande disattenzione con cui gli scrittori di cinema, tv, e web vengono penalizzati  dagli organi di informazione.

Lo sceneggiatore Nicola Badalucco, autore di molti film e molti prodotti tv, noto a tutti per aver firmato La caduta degli dei e La piovra, è morto a Roma lo scorso giugno. A sette mesi di distanza, il Centro Sperimentale di Cinematografia – dove Badalucco ha insegnato diversi anni – ripropone le sue opere filmiche in una rassegna presso la Sala Trevi dal 15 al 17 gennaio 2015. Il programma lo trovate QUI Contemporaneamente nello spazio serale di Fuori Orario, RAI TRE ripropone alcune delle sue opere televisive.

Anche la WGI vuole partecipare all’omaggio. Il figlio di Nicola, Giuseppe Badalucco, è a sua volta sceneggiatore e nostro socio:  ha contribuito ad organizzare le rassegne in omaggio del padre e ci ha concesso di pubblicare il suo ultimo testo inedito in Italia, Silenzio, non si gira, scritto per il festival di Freistadt 2015 e pubblicato finora solo in Austria. Giuseppe ha accettato di rispondere anche a qualche domanda.

Caro Giuseppe, tuo padre Nicola Badalucco è stato uno dei fondatori e il primo presidente dell’unica associazione di sceneggiatori che è esistita in Italia, la SACT, che poi ha ceduto il passo e lasciato la sua eredità alla WGI. Quindi, per noi, è un vero piacere parlarne con te… Partiamo subito dal suo impegno civile. A 23 anni è già consigliere del comune di Trapani, territorio difficilissimo da governare… Cosa hai saputo di quell’esperienza, cosa ti ha raccontato?

Fu il più giovane consigliere comunale della sua città. Da socialista qual era si impegnò tra l’altro nella lotta al latifondo al fianco dei braccianti, cosa che gli causò anche un breve stato di fermo.

La strada della politica lo porta a Roma come procuratore legale alla Camera del Lavoro, dove conosce il redattore capo dello spettacolo dell’”Avanti” che lo coinvolge subito come critico cinematografico…

Una curiosità: nel suo ultimo scritto tuo padre dice che le Università italiane non insegnano a scrivere, ma solo a diventare critici cinematografici… Polemica molto comprensibile oggi, ma ieri? A lui ha fatto bene fare il critico, studiare i film prima di scriverli…

Più che altro, credo, si avvalse di quell’esperienza per “studiare” il cinema, soprattutto nelle sue strutture narrative. Consideriamo che all’Università si era laureato in legge, che è tutta un’altra faccenda…

All’Avanti non ha fatto solo il critico… Nel 1955 è tornato come inviato a Trapani e si è occupato dell’assassinio di un sindacalista Salvatore Carnevale, tanto da contribuire al suo arresto ed essere costretto a nascondersi perché minacciato di morte dalla mafia. Noi sceneggiatori parliamo tanto di The wire, nata da un cronista di nera e per questo intrisa di realtà, e non ci rendiamo conto che La Piovra, la sua Piovra, ha sfondato per gli stessi motivi. Tuo padre sapeva bene di cosa stava raccontando… E lo raccontava tanto bene che tornarono le minacce di morte. Ti ricordi come ha vissuto quell’esperienza?

Come no! A Trapani su di lui calò il gelo, che poteva percepire ogni estate quando vi si recava in vacanza. Un magistrato che conosceva, anni dopo gli raccontò che in un circolo trapanese (circolo che poi sarebbe stato coinvolto in faccende di mafia) fu indetta una riunione ad hoc: perché questo trapanese si mette a raccontare certe cose? dove vuole arrivare? Il merito della prima Piovra (di cui scrisse il soggetto) era quello di raccontare per la prima volta al grande pubblico la mafia dei colletti bianchi, quella della finanza, e non il solito “don qua e “don là” che si liscia i baffi sotto la coppola scura.

La cosa stupefacente è che tuo padre, quando – quindici anni prima della Piovra – ha deciso di dedicarsi al mestiere di sceneggiatore, è esploso subito con una candidatura all’Oscar, La caduta degli dei, diretta da Luchino Visconti. Ma come ha fatto? Aveva già scritto altre sceneggiature prima?

No, mai. Fu Mario Gallo, dell’Italnoleggio, che lo stimava dai tempi dell’Avanti e che aveva letto dei suoi soggetti inediti, a suggerirlo a Visconti: “Metta alla prova questo giovane, penso sia la persona adatta”. E così fu, a quanto pare.

Dopo Visconti, ha collaborato con Mario Monicelli, Damiano Damiani, Carlo Lizzani, Steno e anche con registi stranieri come Michail Kalatozov, Sergej Bondarčuk, René Clément, Bob Swaim… Che cosa diceva del rapporto con i registi?

Come tutti gli sceneggiatori, apprezzava il rispetto della scrittura; ma era anche in grado di lasciarsi persuadere dal regista, di ammirarne il colpo d’ala, il “di più” che valorizza, senza traviarla, una sceneggiatura.

Si avverte una struttura morale, una corda emotiva molto presente nel suo impegno civile e nella sua vita che si travasa senza soluzione di continuità nel suo lavoro. Sono tutti racconti “con la schiena dritta”, non è vero?

In effetti trasferiva nel lavoro tutta la sua energia morale ed emotiva, si lasciava coinvolgere con entusiasmo e passione. E se non era convinto di qualcosa teneva sempre il punto, anche a costo di giungere ad una rottura.

Su YouTube c’è una sua recente intervista (2013) in cui racconta la nascita di Gran bollito. Diciamolo forte. Era il 1977, di Dexter non c’era traccia, ma era già nata l’assassina che uccideva per salvare il mondo, perché altri non uccidessero… Nel segno della religione cattolica. Fantastico! Si sente una libertà mentale, e una purezza di cuore, una condivisione di umanità nelle sue parole che, per certi aspetti, fa disperare perché guardando all’oggi… Quali sono state secondo tuo padre le cause del decadimento attuale, di questo restringimento di vedute nel cinema e nella televisione?

Sono tante. Grande responsabilità attribuiva – come si può leggere nel suo ultimo scritto – al mercato, ad una eccessiva mercificazione del film, e ad una crisi espressiva dovuta anche al sopravvento del linguaggio televisivo.

Tuo padre ha affrontato temi contemporanei e storie del passato che racconta – peraltro – come straordinariamente vicine, presenti. Qual era, secondo te, il suo metodo? Perché si avverte una enorme documentazione, ma anche una capacità di sintesi che diventa semplicità di racconto… Semplicità, e non cialtroneria: dovremmo tornare davvero alla sua lezione…

Partendo da un romanzo o da un racconto tendeva a salvarne lo spirito, adeguando però la narrazione al linguaggio del film, dove ogni personaggio svolge una precisa funzione e dove la struttura narrativa è rigorosamente scandita in tre atti. Nel caso di una biografia, la interpretava come se fosse stata un romanzo, con un’idea di fondo e un tema ben preciso.

Tuo padre ha insegnato per tredici anni al Centro Sperimentale di Roma. I suoi allievi lo ricordano come uno che lasciava il segno, un carattere forte… Anche tu insegni. Avete mai condiviso delle riflessioni a riguardo, sul ruolo dei docenti, sui limiti e sulla forza delle scuole?

Beh, io insegno storia e filosofia a ragazzi che preferirebbero in genere trovarsi altrove, com’è ovvio… Cosa ben diversa dall’uditorio selezionato e “volontario” di un corso di cinema per adulti. Indubbiamente lo affascinava l’idea di guidare persone giovani verso un’elaborazione sempre più autonoma; vederli crescere, diventare autori sotto i suoi occhi, affrancarsi.

Tuo padre va ringraziato. Dobbiamo ricordarlo a tutti gli sceneggiatori che oggi percepiscono l’equo compenso dalla SIAE: ogni volta che un euro arriva sul suo conto corrente lo debbono anche a tuo padre, che come presidente della SACT ha portato avanti a testa alta la trattativa con la RAI, come racconta QUI… 

Era una battaglia aggressiva, ricorda, non facevamo la questua… La paura di non trovare lavoro non deve creare conflitti, ma unità per una battaglia d’attacco. E’ un bel messaggio per tutti. Aggiungeresti qualcosa?

Sì: mi ha insegnato che se vuoi qualcosa devi combattere. E se combatti potresti anche ferirti. Devi metterlo in conto.

Grazie mille, Giuseppe, e grazie anche a tutta la tua famiglia per averci concesso di pubblicare il suo ultimo scritto.

L’intervista è a cura di Giovanna Koch

Il testo inedito di Nicola Badalucco Silenzio, non si gira! verrà pubblicato su questo sito per capitoli nei giorni 14, 15, 16, 17 gennaio 2016.

Ogni riproduzione è vietata.

 

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