Perché in Italia non esistono gli showrunner?
Nicola Guaglianone e Menotti su “Vita da Carlo”
Tra le serie più viste su Amazon Prime nel mese di novembre 2021 spicca “Vita da Carlo”, diretta dallo stesso Carlo Verdone e da Arnaldo Catinari. Il progetto nasce da un’idea di Nicola Guaglianone, Menotti e Verdone, che ne firmano pilota e soggetti di puntata, poi sviluppati in sceneggiatura da Pasquale Plastino, Ciro Zecca e Luca Mastrogiovanni. Un ottimo inizio anche per la Filmauro che, per la prima volta, si cimenta nella produzione seriale.
I primi quattro episodi sono stati proiettati in anteprima mondiale durante la scorsa edizione della Festa del Cinema di Roma e hanno convinto il pubblico in sala, che ha risposto con entusiasmo e un lungo e fragoroso applauso al termine della visione.
Nicola Guaglianone e Menotti ci raccontano la genesi del progetto.
Guaglianone. Era il periodo in cui stavamo girando Benedetta follia e un giorno eravamo a pranzo in un ristorante. Si avvicina al nostro tavolo un signore che, con un pronunciato accento calabrese, chiede di registrare un vocale per suo nipote, grande ammiratore, ma purtroppo in coma. Carlo, profondamente colpito dalla notizia, subito realizza un saluto per il ragazzo.
Lo zio, contento, invia il messaggio e saluta. Dopo neanche 5 minuti, si ripalesa al nostro tavolo e, in calabrese, riprende Carlo per non aver scandito bene il cognome nel messaggio. Sembra che dica Nardone! Carlo, incredulo, chiede scusa e riregistra il messaggio, sillabando il cognome! Poi lo guarda e chiede: Va bene, così?! Menotti ed io ci siamo guardati ed è scoccata la scintilla. Così ne abbiamo parlato a Luigi e ad Aurelio De Laurentiis.
D’altronde Carlo ama Roma in una maniera incredibile ed è ricambiato da un affetto tanto grande, da diventare quasi soffocante. Ma per lui, questa è la normalità. È sempre stato disponibile con tutti perché il pubblico si aspetta che un comico sia così, sempre con il sorriso e pronto a fare una battuta. È che per fare commedia, bisogna amare gli altri e lui lo fa. Ecco perché ha scritto dei grandi classici. E continua a darsi agli altri, nonostante sia arrivato ai 50 anni di carriera.
Menotti: È una miniera di idee, Carlo, perché gliene succedono di tutti i colori. Frequentandolo per lavoro, abbiamo vissuto con lui diverse situazioni esilaranti, che insieme agli aneddoti che ci raccontava quotidianamente basterebbero per proseguire Vita da Carlo per altre dieci stagioni. In ogni caso Nicola ed io siamo appassionati di questo genere di serie in cui realtà e finzione si confondono, molto frequentato all’estero. Avevamo bene in mente Seinfeld e Curb your enthusiasm, entrambe create da Larry David e imperniate sulla vita romanzata di un comico. Ma pensavamo anche a Master of None di Aziz Anzari e a Louie dello stand up comedian Louis C.K.
Guaglianone. E il personaggio di Chicco è riconducibile al Kramer di Seinfeld, appunto. Un personaggio che utilizza una comicità anche molto fisica, in una sorta di slapstick. È un’evoluzione della sit com americana. In realtà, è la versione ilare della loro visione del mondo. Un po’ quello che per noi veniva raccontato con il varietà. Se devo pensare al prodotto più vicino a questo genere di comicità, in Italia, senza dubbio è stato Casa Vianello.
E com’è stato lavorare sulla vita di Carlo Verdone, facendola mettere in scena a lui che, da 50 anni, scrive e dirige i suoi film?
Menotti: È stata una bella esperienza. Ci siamo sforzati di inventare un personaggio pieno di debolezze, accentuando alcuni aspetti della personalità di Carlo e attenuandone altri. Ne è venuto fuori un Carlo che è una versione estrema di se stesso. Volevamo fare in modo che il suo personaggio entrasse il più possibile in conflitto con il mondo. L’evento che mette in moto la serie, ad esempio, è determinato dal fatto che Carlo non sa dire di no a nessuno, mai, quasi come nella vita.
Guaglianone: Carlo si è messo in gioco. Ha mostrato le sue paure e le fragilità in una maniera commovente. È stato di una sincerità disarmante, nel confronto con noi.
Guardando i 10 episodi, si viene immediatamente catapultati nella vita quotidiana di Carlo Verdone e, tanto è verosimile, che in molti si sono domandati quanto ci sia di autentico, a partire dalla casa nella quale è ambientata la serie.
Guaglianone: Ma lo sai che me lo chiedono tutti? In realtà lo scenografo Giuliano Pannuti, dopo aver visitato la sua vera casa di Roma e quella che ha in campagna, ha ricostruito l’ambiente negli studi della Videa, restando fedele al gusto con il quale Carlo ha realizzato e arredato le sue case.
Com’è stato lavorare a una serie con una persona che non le ha mai realizzate?
Menotti: Secondo me Carlo ha vissuto questa esperienza come liberatoria. Per la prima volta ha lavorato su un progetto molto strutturato ma senza la pressione dell’incasso. Si è sentito alleggerito e in qualche modo è successa la stessa cosa anche a noi. Paradossalmente è stato più facile scrivere la serie che un film. Abbiamo iniziato a novembre 2017 e finito a febbraio 2018.
Guaglianone: Sì, ci abbiamo messo 3 mesi per scriverla. Abbiamo preso spunto dalla realtà, per alcuni versi. Una volta gli è stato davvero offerto di fare il sindaco di Roma, ma ha rifiutato. Carlo ha preso un linguaggio nuovo e lo ha fatto suo, realizzando qualcosa di inedito per il panorama italiano. Secondo me il successo è dovuto alla sua capacità di mettersi in discussione, senza dare nulla per scontato. È una persona umile e l’umiltà è sinonimo d’intelligenza.
Vista l’esperienza del protagonista, quanto c’è di scritto, e quanto di improvvisato?
Guaglianone: L’impianto che abbiamo fatto con Menotti resta lì. Poi noi abbiamo scritto il concept della serie, i personaggi, i soggetti di puntata e la sceneggiatura del pilota. Le sceneggiature degli altri episodi le hanno realizzate Pasquale Plastino, Ciro Zecca e Luca Mastrogiovanni.
Menotti: Nel pilota sono saltati alcuni snodi, probabilmente per questioni legate allo shooting. La storia della serie è rimasta fedele all’originale, quanto al dettaglio degli altri episodi, sarei curioso di chiederlo agli sceneggiatori che li hanno scritti.
Perché non avete scritto voi tutto il progetto, lasciando lo sviluppo delle sceneggiature degli altri episodi?
Menotti: Nicola ed io stiamo cercando di avere il final cut di ogni progetto che realizziamo. In alcuni casi è possibile, in altri no. Quando non è possibile, privilegiamo altri progetti.
Guaglianone: Oltretutto abbiamo scritto il progetto iniziale quando ancora non sapevamo quale sarebbe stata la sua destinazione finale. Quando è arrivato il green light da Amazon noi eravamo già impegnati in altre produzioni. Tra queste La befana vien di notte 2 diretto da Paola Randi, prodotto da Lucky Red e Rai Cinema che hanno affidato la produzione creativa alla mia società Miyagi Entertainment. Sono stato coinvolto in tutti gli aspetti produttivi del film. Ho persino fatto la regia della seconda unità. Ho imparato tanto collaborando con i vari reparti, professionisti pieni di talento e passione.