La Writers Guild Italia è una coalizione a carattere sindacale di scrittori professionisti, e crede che la creazione di regole condivise sia la condizione prima per uno sviluppo economico della propria categoria.
Possono divenire soci della WGI, vedi lo Statuto, esclusivamente “quanti svolgano effettivamente l’attività di scrittori, sceneggiatori o autori di opere destinate all’industria audiovisiva”.
Effettivamente, vuol dire che il singolo socio deve puntare sull’attività di scrittore come fonte di reddito, e che questo deve essere dimostrabile attraverso contratti di cessione diritti o prestazione d’opera, o attraverso la diffusione su web, tv o sale cinematografiche di opere audiovisive di cui si viene riconosciuti autori, con compensi anche soltanto di partecipazioni agli utili. Non importa che la scrittura sia esclusiva fonte di reddito: importa che la propria attività non venga considerata un hobby, ma un lavoro, seppure secondario.
Siamo un sindacato, non un’associazione culturale, né un’agenzia di talenti.
Che cosa vogliamo
La WGI – Writers Guild Italia persegue i seguenti obiettivi:
- Ottenere scambio di informazioni e coesione tra gli sceneggiatori
- Pretendere nei credits e nella prassi comunicativa quanto dovuto secondo la legge sul diritto d’autore
- Promuovere il riconoscimento della categoria come motore primo dell’industria dell’audiovisivo.
- Condividere regole contrattuali e modalità di lavoro, avvalendosi della figura del Garante
- Rendere agibili e trasparenti le modalità di inserimento sul mercato.
- Far riconoscere la professionalità come unico requisito per ottenere e generare lavoro.
- Ottenere risultati attraverso una prassi di autodeterminazione.
Cosa chiediamo
Lo scrittore che aderisce alla Writers Guild Italia:
- sottoscrive il Manifesto e i 10 principi basilari da far applicare nei contratti
- rispetta il codice deontologico
- condivide i propri contratti con il Garante
- ottiene di essere pagato
- pretende credits adeguati
- non si pone come gregge dietro ai privilegi o all’attivismo dei più forti
- sceglie di agire in prima persona, dicendo la sua, mettendoci la faccia.
Perché Guild
Il primo gruppo di sceneggiatori nel mondo che ha fatto squadra e si è legato in associazione, per opporsi a una riduzione dei compensi, si è dato proprio questo nome: Screen Writers Guild. Era il 1933. Erano soltanto in dieci e lavoravano ad Hollywood. E’ un primo buon motivo.
L’etimo Guild (in italiano, gilda) era nato infatti per definire un tipo di associazione, sorta in Inghilterra, con lo scopo di mutua difesa, di assistenza religiosa e di vendetta. In seguito, le gilde si sono sviluppate in senso mercantile e artigiano, in Francia, Italia, Germania e Paesi Bassi, divenendo elementi regolatori nei rapporti di lavoro, professionali e commerciali.
Ecco il secondo motivo, tutto italiano. Nella Firenze del Trecento, le gilde erano le Arti, maggiori e minori e hanno dato vita a un periodo straordinario sia artistico che economico, quando pittori, scultori e poeti non avevano paura di definirsi artigiani, quando un prodotto veniva commissionato e realizzato da una bottega.
Perché questo logo
Molte associazioni di scrittori ricorrono nei loro loghi a pennini e calamai, simboli rassicuranti della figura ottocentesca dell’artista poeta, ricco di suo o destinato alla miseria. E’ quello che pensano di noi i nostri detrattori, quelli che sono d’accordo sulle elemosine alla creatività, ma puntano i piedi contro una formalizzazione di contratti e compensi. Penne e calamai non fanno per noi.
Le Arti e le Gilde medievali adoperavano figure araldiche, che simboleggiavano forza, orgoglio e dignità. Ci siamo rivolti a un professionista autorevole, che ha disegnato il marchio della WGI, con questa descrizione: Pagine stilizzate intrecciate a formare una fitta trama che è anche trama narrativa, tessuto che unisce e sancisce lo Statuto della Guild. Le pagine aperte sono composte da sei “W” (writers) poste una sull’altra, e specchiate verticalmente, come simbolo dell’insieme degli scrittori.
Noi ci abbiamo visto anche dell’altro: un tatuaggio tribale, il ritmo sinusoidale delle linee dei personaggi e l’infinita potenza della ripetitività del tutto, come nelle serie tv, nella vita reale e nelle storie che raccontiamo.