La Siae riparte… male
Il CdS tradisce la volontà della base elettorale
La Siae non ce la fa proprio ad essere democratica. Non le riesce. Ci deve essere un’incompatibilità di fondo che ogni tanto, clamorosamente, si manifesta.
Ieri, 19 marzo, il Consiglio di Sorveglianza doveva cooptare un nuovo rappresentante in quota autori per la sezione Cinema, in sostituzione di Andrea Purgatori, a sua volta cooptato nel Consiglio di Gestione.
Bisognava semplicemente usare lo stesso principio adoperato per la cooptazione di Purgatori: entra il primo dei non eletti. Un principio indiscusso in tutti gli organi democratici dove le elezioni avvengono per liste di candidati. L’ordine dei candidati – secondo lo Statuto Siae – è particolarmente significativo: se al primo della lista si attribuisce un valore del 100% dei voti, al secondo si attribuisce il 50%, al terzo il 25% e così via dimezzando. Ogni posizione ha un diverso peso elettorale.
Nella sezione cinema alle elezioni del 2013 c’è stata un’unica lista vincente, la TED (trasparenza, efficienza, diritti) di cui capolista era proprio Andrea Purgatori. La lista è stata compilata e votata per l’accesso al Consiglio di Sorveglianza. L’assemblea dei soci non può votare per nessun altro ruolo o carica. Non c’è possibilità di equivoci: il secondo della lista TED è stato considerato idoneo (e preferito rispetto ai successivi) dalla base dei votanti per l’ingresso nel Consiglio di Sorveglianza.
Essere democratici sarebbe stato facile: bastava cooptare il secondo della lista, che peraltro si era dichiarato disponibile.
E invece no: il Consiglio di Sorveglianza ha compiuto un atto senza precedenti, ha ritenuto di poter esprimere un indice di gradimento alternativo al gradimento dei votanti e invece di far entrare il secondo eletto (50% dei voti), ha fatto entrare il terzo (25%).
Cioè, ha sovrapposto la propria volontà a quella della base.
29 persone contro le migliaia di soci della sezione Cinema che adesso sono rappresentati al 25%, invece che al 50%. Un atto davvero senza precedenti.
Si dirà: lo Statuto, a legger bene, lo potrebbe consentire… E noi ribadiamo: a maggior ragione, se lo Statuto SIAE consente violazioni ai principi democratici, tanto democratica la SIAE non è proprio nella sua struttura, nelle sue ossa.
A che è servito aver portato uno sceneggiatore come Andrea Purgatori nel Consiglio di Gestione, se questo è il primo, deludente, risultato? Lasciare che la sezione Cinema venga messa all’angolo, tollerare che le sue scelte non vengano rispettate, consentire che la volontà dei propri elettori venga insultata?
Ci chiediamo come sia possibile accettare di restare in Consiglio di Gestione quando lo sbarramento al secondo candidato, Giovanna Koch, socia della Writers Guild Italia, non è avvenuto per motivi di inidoneità della stessa, sceneggiatrice di lunga esperienza di cinema, televisione e documentario, autrice di programmi culturali a RADIO RAI. No: lo sbarramento è avvenuto per motivi di pregiudizio politico. La Writers Guild Italia ha lanciato l’anno scorso una petizione per la trasparenza sulla copia privata che il precedente Comitato di Gestione non ha gradito. Il garante della Writers Guild Italia è l’avvocato Guido Scorza che ha avuto il terribile torto di pubblicare un articolo in cui si dava notizia di una cordata di associazioni a favore della nomina di Federico Monti Arduini a Presidente SIAE. Inoltre, Giovanna è stata già attaccata da una buona parte del Consiglio di Sorveglianza per un atto a loro dire improprio per un commissario SIAE, ossia la partecipazione in difesa dei diritti degli autori a un convegno in Parlamento, organizzato dal Movimento 5 Stelle, lo scorso luglio.
Ci chiediamo se il Presidente della Repubblica possa approvare a cuor leggero la nomina di Filippo Maria Sugar a Presidente, dopo che un atto così grave è stato compiuto nella stessa sede, nella stessa giornata, dalla stessa maggioranza di Consiglieri che lo ha eletto.
Ci chiediamo cosa ne pensa il Ministro Franceschini che sulla Siae deve sorvegliare.
Ci chiediamo cosa ne pensa il Parlamento, che si deve esprimere a breve sulla direttiva europea sulle collecting, direttiva in cui viene ribadita più volte la necessità del controllo delle società da parte degli autori. Oggi, va sottolineato, è diventato Presidente della SIAE un editore e la volontà elettorale degli autori è stata sbeffeggiata.
“Dobbiamo cercare di fare un salto di qualità nel rapporto tra Siae e i suoi associati” ha appena dichiarato il neo-eletto Presidente. Be’, se il buon giorno si vede dal mattino, sarà veramente dura credere alle sue parole.
Il board della WGI
La notizia sul sito della Siae.
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