Bollettino n. 5.2
Ventisei gradi. Cinque nodi da estsudest. Cinque settembre pomeriggio.
Complicato.
Complicato gestire la corrente, la fatica, l’aspettativa. Complicato arrivare all’appuntamento nel modo giusto.
Oggi Venezia inscena la Regata Storica. Giorno importante.
La voga è stata per secoli il mezzo più usato per spostarsi in questi luoghi. La Regata Storica è innanzitutto una profonda identità della città – molto prima che un vestito buono indossato dall’indigeno per il visitatore conquistatore.
Oggi gli autori ricordano Libero De Rienzo, attore che da poco se n’è andato.
Complicato.
Rappresentare l’assenza con una presenza, questo fa il rituale codificato del funerale – della cerimonia pubblica, del ricordo. Essere, oggi, sul retro del palco, in una sala piccola del Lido, mentre tutto il mondo corre isterico a guardare lo spettacolo indigeno a favore di telecamere, è essere ed essere nascosti.
Come voci fuori campo.
La visibilità è ottima. Umidità, vento, soleggiamento. C’è tutto.
Una giornata perfetta per dirsi addio.
Quanto c’è di simbolico nell’addio ad un volto che sa diventare schermo delle proiezioni collettive? Quanto c’è di generazionale nella perdita di una persona di quell’età, oggi?
Ogni perdita è un buco. La Covid ha incredibilmente impedito la presenza dell’assenza, vietando, per un lungo periodo, i funerali. La Covid ha sottratto ai nostri occhi e al nostro vivere troppo.
Oggi Venezia brulica di persone. La città è stracolma. Il mio personale sensore che indica l’andamento delle presenze (il giornalaio) giura che non siamo ancora al pre covid. Sarà. Io vedo il pienone. Camminando assaporo quest’ubriacatura di socialità, di persone sudate che sbucano ovunque e ti sbarrano il passo. Tutti ridono, se la godono. Uno spicchio di bellezza e libertà non si nega a nessuno.
Oggi è la giornata in cui la vita straborda. E’ la fame onnivora dopo la carestia.
Complicato. Complicato trovare la giusta distanza.
Se non che queste giornate sono esattamente quel che dicono di essere: una mostra di ciò che c’è, oggi, sul piatto. E c’è pure questo.
Nell’altro quadrante della cittadella fortificata del cinema si svolge la presentazione di un libro interessante: “Storytelling digitale”, a firma di Simone Arcagni. Siamo nel mondo della ricerca Rai – che qua dimostra la propria capacità di essere il principale produttore di cultura del nostro paese. Si affronta il tema del contributo del digitale alla narrazione, tout court – ovviamente a partire dal contributo al cinema, a cui il digitale (rappresentato qui da autorevoli voci attive sul campo) dichiara la propria riconoscenza e discendenza.
Rutelli annuncia per il 7 ottobre la presentazione dell’”Unione degli editori digitali e creator”, supportato dalla presidente Manuela Cacciamani che contagia i partecipanti e la platea con la sua energia e ottimismo. Il capitolo digitale, con tutte le molteplici professionalità già esistenti e futuri tutti da creare, mostra plasticamente la forza di una corrente che pare inarrestabile. Come s’incastrerà con la narrazione audiovisiva classica? Staremo a vedere.