Bollettino n. 3
Diario di bordo. Giorno 3. Tempo sereno.
E’ andata così: c’erano il bello, il brutto e il cattivo…
Il sole aveva ripreso il controllo totale dei selciati, Venezia preparava la Regata Storica (la sua festa più importante) e la Mostra macinava candidati al Leone d’oro.
Come da copione, nel piazzale antistante il Palazzaccio (l’ex Casinò n.b.) i baldi figuri del sindacato degli sceneggiatori si ritrovano per preparare nei dettagli la cosa. Il colpo ci sarà alle 16. Dove? Dove deve.
Perché si, ci sono le feste. Le persone. Le risate, la musica.
E poi ci sono quegli angoli dietro la casa, dove ci va chi vuole piangere o pensare o appartarsi… È lo spazio fuori. Quello oltre lo spigolo.
Fa parte della festa, ma è oltre.
Nel 2021 al Lido di Venezia era appena stata inaugurata la restaurata Sala Laguna. Quando in luglio mori Libero De Rienzo il cinema, il variegato mondo dei cinematografari, si diede appuntamento tra quei muri in modo quasi automatico. Perché quel palco in legno parla di cineforum anni settanta, con la sua aria parrocchiale, dichiarata e definita. Quella è la casa antica di tutti noi. E’ lo spazio oltre le paillettes.
Uno spazio tagliato su misura per chi lavora non davanti ai riflettori, ma dietro.
E’ là, nella Sala Laguna, che WGI è sbarcata; nei bordi della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, dove le giornate-vetrina (quale ogni Festival è) diventano ragionamenti, provocazioni, propositi.
Ad aprire la serata un video: Barbera inviava i suoi saluti e le sue considerazioni sulla IA – seguito dalle riflessioni di Kubrik (con l’IA ci avrei messo due giorni a montare Odissea 2001), di Sordi, di Fellini, di Hitchock…. Ovviamente si scherzava. E si provocava. Perché quel video perfetto (prodotto da Andrea Traina) ben preparava il terreno: ogni personaggio sullo schermo era proprio lui, in video e ossa; la voce era proprio la sua voce; ma i contenuti… ovviamente i contenuti non erano mai stati pronunciati da nessuno di loro. Ed eppure sullo schermo il movimento del labiale era perfettamente sincronizzato a quel che quella voce (la loro voce) diceva…
Inquietante. E grandioso.
Già. Si parla di Intelligenza Artificiale – e del suo impatto nel nostro mondo del lavoro.
Oggettivamente la IA è una rivoluzione.
Come in ogni rivoluzione niente resterà uguale a prima.
Da un po’ – in tutto il mondo – se ne parla e se ne discute.
Ecco perché WGI ha deciso che sul tema bisognava battere un colpo, farci sentire là dove tutti convergono, dieci giorni all’anno: alla Mostra di Venezia.
Ma come raccontare una rivoluzione?
WGI è un sindacato. Il lavoro è il timone della nostra barca, il nostro centro velico. Dunque era fondamentale dare l’idea di cosa comporta, nel lavoro, la presenza della IA.
Resta il problema: come? Fare una lezione frontale? Un dibattito?
Ma possono dei narratori fare quello che tutti fanno? No. I narratori raccontano una storia. E che storia: un conflitto. Una gara.
Dalla fervida mente di Traina esce il coniglio: sceneggiatore contro sceneggiatore – ma uno usa IA, l’altro no.
Come scegliere la storia da usare come ring della sfida? Preparando una serie di step fissi, come fossero un mazzo di carte, per poi far “pescare” al pubblico i diversi passaggi. Ed ecco fatta la scaletta obbligatoria per entrambi gli sfidanti. Dopodiche… un’ora circa per tirare fuori qualcosa.
E così, sprofondati nella bellissima atmosfera di un cinema fuori dal tempo, mentre gli ospiti discutevano di alcuni fondamentali temi che l’IA si porta con sé (di linguaggio, di natura legale, di gestione dei diritti) e’ andato in scena il futuro.
L’eroico Canton, immolatosi alla causa, nella sua missione impossibile produceva una classica paginetta condita di ottimi propositi; nel frattempo il diabolico Traina si divertiva a ricavare un pitch completo, una sinossi, una presentazione completa con tanto di immagini e… e addirittura un trailer convincente (con tanto di musica e voce off calda e avvolgente).
Quel che serviva era rendere l’dea di che cosa si stia parlando quando diciamo IA. E chi ha visto la sfida – e quel che sa fare l’IA – è rimasto a dir poco sorpreso.
Perciò, indubbiamente: missione compiuta.
Si smonta il circo mentre la giornata scarica la sua luce tardo estiva.
La sensazione di aver lasciato un molo c’è tutta. Lo stomaco chiuso, l’aria stanca di chi sa di aver fatto un passo decisivo. Quel molo è il nostro modo di lavorare – di lavorare fino ad oggi.
Siamo in mare, poco da fare.
La perdita, di nuovo, sta là, dietro di noi. La perdita di mondi, alla fin fine.
Come sempre è davanti a noi la sfida più grande: un orizzonte tutto da scoprire, da decifrare.
E si, sarà esaltante. E pauroso. E difficile. Ecco perché sarà tutta da vivere.
E che ci troveremo innumerevoli Kraken, in mezzo a quel misterioso e terribile mare, non c’è dubbio.
Ma questa è un’altra storia.