Bollettino n. 3
Diceva Bixio (Carlo): “lo star sistem è l’essenza dell’industria dell’immagine in movimento”.
Lui – allora- puntò a creare uno star sistem televisivo. Bixio ci capiva.
Mercoledì 28 la Mostra ha aperto le porte delle sale. Alle 9 del mattino c’era gente seduta davanti al red carpet, in attesa.
Alle 18 nello stesso posto c’era una calca infernale e in puro delirio. Urla, spintoni, ressa. Per farsi un selfie con le star…
Alle proiezioni tutto esaurito; code di chi si mette in attesa – vedi mai che risulti un posto libero… Alla proiezione aperta al pubblico di “Nonostante” tutti in piedi con ovazione – per il film e per lui (n.b. si segnalano donne di ogni età non esitare a pestarsi i piedi pur di arrivare più vicine a Mastandrea e fargli una foto… Ho visto cose).
Dunque: sale piene, pubblico assiepato per vedersi i film e popolo in delirio per le star… tutto il primo giorno.
Verrebbe quasi da chiamarlo: successo.
L’altro giorno, prima che tutto iniziasse, la nostra voce interna alla Biennale ci teneva a rimarcare che tutto questo era “costruire il consenso”. Non è quindi comprarsi il favore, né lisciare il pelo. E’ costruire il consenso – e la Mostra lo fa attorno all’idea di come possa essere il cinema oggi.
A vedere la risposta di tutto l’ecosistema viene da dire che questo medium resta un potentissimo mezzo di mobilitazione di sentimenti comuni. Un fortissimo senso del “noi ci riconosciamo in questo” – dove quel che conta è quel “noi”.
Ma… e la qualità?
Se l’essenza-cinema, il suo canto delle sirene capace di incantare equipaggi interi, pare integra, cosa ne è del lato “arte”?
Questa parte del campo da gioco è la vera posta in palio qui a Venezia – che non è Festival, va ricordato, ma Arte Cinematografica. Qua ci si gioca l’allure, il carisma, la reputazione – e la più difficile partita con gli altri Festival. Questa parte è quella che spinge sul lato del linguaggio.
Lo sappiamo; non è sperimentazione e non è confort zone… è lì, che fluttua, da qualche parte entro questi confini. E’ l’”arte” – la cosa più difficile che ci sia. E il come siamo messi su questo versante ce lo dirà il concorso – che è cominciato solo oggi. Vedremo. Al momento si sono viste cose interessanti.
Ma il cinema non è solo questo. Non è solo successo di pubblico, partecipazione. Non è solo arte della messa in scena.
Resta il cosa: cosa racconta questo cinema, oggi?
Oggi. Ecco cosa.
L’Oggi sono guerre, conflitti, mondi che si dividono, mondi sull’orlo della sparizione. Oggi è fare i conti con quello che ancora non è digerito, con soprusi collettivi e personali che stanno qui, seduti a tavola con noi.
E dunque: oggi si proietta “Riefenstahl”, ovvero il come gestire una incredibile creatrice di immagini, una incredibile manipolatrice e mentitrice. Sempre oggi “Apocalypse in the tropics”, un lavoro sull’incredibile pervasità dell’aspetto religioso nell’amministrazione del Brasile. Ieri “Separated”, un docufilm sulla schifezza made in USA della separazione forzata dei bambini dai loro genitori (nel caso che tu sia un immigrato illegale. Invito chi si guarda questo lavoro a rivedersi “Conspiracy, la soluzione finale” e a cogliere inquietanti domande sospese…).
E questo solo all’inizio di questa Mostra…
La Mostra è piena zeppa di narrazioni su ogni genere di conflitto o tema che riguardi l’oggi – perché la Mostra non è certo e non è solo il concorso. Anzi.
Insomma, qui pare proprio che non manchi nulla.
Ah si. Manca un po’ d’aria, un po’ di fresco.
Vediamo se Barbera si inventa qualcosa.