IntervisteWGI si racconta

Nudes

La seconda stagione dalla voce di Giulio Fabroni

La serie antologica Nudes è l’adattamento italiano dell’omonimo teen drama norvegese. La prima stagione, dedicata a storie con personaggi adolescenti è uscita su Rai Play nell’aprile del 2021 e qui è ancora disponibile. La seconda stagione, con storie originali e personaggi adulti, è stata appena presentata con il primo episodio alla Festa del Cinema di Roma nella sezione “Alice nella Città”. Il nostro socio Giulio Fabroni, coinvolto come sceneggiatore nel progetto fin dalla prima stagione, racconta a Writers Guild Italia gli sviluppi e gli aspetti innovativi della nuova stagione.

Carissimo Giulio, come avete affrontato il delicato tema del revenge porn e della sextortion (estorsione di immagini erotiche adoperate come ricatto – NdR) nella sceneggiatura, bilanciando sensibilità e drammaticità? Quali erano le principali sfide narrative?

Tengo anzitutto a ringraziare WGI per questa intervista su Nudes, che nel mio cuore occupa un posto speciale avendo segnato l’inizio del mio lavoro da sceneggiatore professionista. Onore dunque a Leonardo Ferrara, Riccardo Russo, Valerio D’Annunzio ed Emanuela Canonico, che hanno creduto nelle capacità di uno scribacchino all’epoca fresco ventunenne! Tra l’altro è una doppia soddisfazione raccontarvi Nudes 2: significa che sono sopravvissuto alla famigerata Maledizione del Junior Writer Scaricato alla Seconda Stagione. A dirla tutta poi la gioia è tripla, perché questa edizione di Alice nella Città vede sia me che la mia partner Francesca Tozzi con una serie in anteprima: io con Nudes martedì 22 ottobre, e lei mercoledì 23 con Adorazione. Insomma una settimana da non dimenticare! Credo che la chiave di scrittura più utile per la nostra writers’ room – composta oltre a me da Vanessa Picciarelli e capitanata da Valerio D’Annunzio, con soggetti firmati da Emanuela Canonico – sia stata l’assenza di giudizio nei confronti dei protagonisti. Le dinamiche psicologiche e relazionali innescate dal revenge porn e dalla sextortion toccano punti sensibilissimi della personalità umana ed esplorano profonde zone d’ombra dei costrutti sociali: i personaggi sottoposti a un simile stress test rivelano aspetti del proprio carattere che sorprendono per durezza e aggressività. Il modo migliore per restituire queste sfumature in scrittura è lasciare che i personaggi compiano le proprie scelte senza esserne condizionati, evitando di chiederci (noi autori) come vorremmo che agissero o come avremmo potuto agire noi al posto loro. Questo ovviamente va bilanciato con due responsabilità intrinseche sia alla funzione di servizio pubblico svolta da Rai Fiction che al pubblico di riferimento della serie (ovvero famiglie e giovani adulti): la prima è evitare la morbosità – che nei racconti inerenti alla sfera sessuale è sempre dietro l’angolo – e la seconda, ovviamente, è trasferire significati costruttivi e non dannosi. Il che non è facile, considerando che a nessuno (e in particolare al pubblico adolescente) piacciono davvero le storie che “vogliono passare un messaggio”.

Nudes esplora diverse dinamiche familiari e sociali, come l’inclusione LGBTQ+ e la gestione di rapporti difficili tra genitori e figli adolescenti. Come avete costruito questi personaggi e le loro relazioni per renderli autentici e universali?

Evitando di sottolinearne retoricamente le specificità. Personalmente detesto quando si definiscono certe storie “a sfondo LGBTQ+”, per non parlare di quelle “a sfondo sociale”! Una comunità di persone, o addirittura la società intera, non sono mai sfondi o pretesti. Ogni personaggio in Nudes vive la propria vicenda e i propri rapporti indipendentemente dalle categorie a cui appartiene, e questo lo avvicina indiscriminatamente a qualunque tipologia di spettatore. Il fatto che, poi, le tre storie della seconda stagione si incentrino su coppie queer, famiglie mononucleari o adolescenti affetti da dipendenze non fa che arricchire il racconto di sfumature spiazzanti.

Uno degli aspetti centrali della serie è la vergogna e il senso di inadeguatezza che le vittime provano. Quali strategie narrative avete adottato per far emergere il messaggio di resilienza e superamento di queste emozioni?

È proprio questa la drammatica forza del revenge porn rispetto ad altri tipi di reato e abuso: non solo usa la vergogna come un’arma, ma spinge la vittima a vergognarsi di una cosa bellissima e preziosa, di un momento di vulnerabilità, fiducia e amore. Nella scrittura della serie, per noi autori, è stato importantissimo scindere l’atto di revenge porn dall’esplorazione del sesso, mettendo in guardia dai pericoli della diffusione ma stando bene attenti a non dissuadere il pubblico più giovane dal fare esperienza dell’intimità.

Quando Rai e Bim mi hanno proposto il progetto, a conquistarmi sono state la delicatezza e l’intelligenza che emergono già dal titolo (della serie originale – NdR). Questa parola non significa infatti solo “nudi” in senso generico (come i nostri protagonisti, i quali si ritrovano nudi sia fisicamente che emotivamente): nel linguaggio quotidiano dei più giovani, i nudes sono le immagini senza veli che ci si scambia durante la seduzione o all’interno di una relazione. Ecco, ho amato come la serie non punti il dito verso chi la guarda, esortando magari a smettere di mandarsi nudes. No: l’invito è semmai a godersi la propria intimità riservandole tutta la cura che merita, senza vergogna e con tanta consapevolezza.

La serie coinvolge sia vittime che carnefici del fenomeno del revenge porn. Come avete sviluppato il punto di vista dei “carnefici” e qual è stata la vostra riflessione etica e narrativa nell’affrontare questo lato della storia?

La volontà di Rai e Bim nel produrre questa serie era di far luce su un reato relativamente nuovo, perpetrato quasi sempre non da criminali incalliti, bensì da persone comuni. Per raccontare il revenge porn è quindi fondamentale comprendere cosa possa spingere qualcuno a strumentalizzare l’intimità altrui per ferire. Già nella serie norvegese originale, su tre storie antologiche una seguiva il punto di vista del colpevole. Adattare quegli episodi – con protagonista Vittorio, interpretato da Nicolas Maupas – è stata la sfida più ardua della nostra prima stagione, che Emanuela Canonico e Matteo Menduni hanno risolto egregiamente in sceneggiatura dando vita non a un antieroe (come sarebbe stato più facile e forse nocivo nei confronti del pubblico) ma a un vero e proprio antagonista. Una persona fragile e costellata di difetti che man mano capisce l’entità madornale del suo sbaglio e la necessità di espiare. Moralizzare i personaggi sarebbe stato controproducente, un po’ come scrivere una serie sulle tossicodipendenze e far dire ai protagonisti: “Ragazzi, non drogatevi!”. Non abbiamo voluto filtrare le loro azioni, purché ne risultassero poi messe in scena ben chiare sia le motivazioni che le conseguenze.

Se anche nelle storie originali della seconda stagione ci siamo o meno cimentati con un protagonista colpevole non posso rivelarlo… lo scoprirete dal 25 ottobre su RaiPlay.

La tecnologia e la sua mancanza di controllo sono alla base del problema della diffusione non consensuale di contenuti intimi. Come avete rappresentato i rischi legati alle nuove tecnologie nella narrazione senza cadere in stereotipi o moralismi?

Scrivendo storie in cui la tecnologia gioca un ruolo cruciale, come in Nudes, l’impressione spesso è che si debba trattarla quasi alla stregua di un personaggio. La mia esperienza però è opposta: la tecnologia non ha (almeno per ora!) una volontà propria o delle intenzioni, è semplicemente uno strumento che nelle mani dei personaggi può assumere valenze negative o positive. Smartphone e social network sono vere e proprie armi del delitto in Nudes, ma risultano molto più neutri della gran parte delle armi: i personaggi possono usarli per fare del male, ma anche per starsi vicini o chiedere aiuto… mentre una pistola serve solo a sparare. Io che soffro molto la simbiosi con le tecnologie ho dovuto anche su questo sospendere il mio giudizio personale ed esplorare attraverso la scrittura il rapporto sempre più stretto fra persone, dispositivi e rete. Una serie ambientata nel presente deve considerarlo come un dato di fatto: specialmente nei personaggi più giovani, la vita virtuale è un’estensione organica e imprescindibile di quella fisica. Questo è interessante drammaturgicamente… ma spesso noiosissimo sul piano visivo! In una serie come Nudes molte fra le principali svolte di trama arrivano dallo schermo di uno smartphone, ma per argomentare in merito devo passare la palla: è stato infatti decisivo l’occhio registico di Laura Luchetti, che ho avuto la fortuna di seguire da editor sul set e che in questa seconda stagione si divide la macchina da presa con Marco Danieli. La povera Laura pativa quanto me “i primi piani dei telefonini”, ma con la sua creatività ha saputo escogitare modi sorprendenti e mai freddi di mettere in scena il rapporto dei personaggi con la tecnologia.

Il tema dell’intimità violata e delle sue conseguenze si espande anche sul piano sociale e lavorativo. Come avete scelto di esplorare le diverse reazioni della società verso queste problematiche nella storia?

La prima serie di Nudes era un adattamento, quindi la maggior parte della fatica non l’abbiamo fatta noi! In questa seconda stagione invece ci siamo cimentati in tre storie originali, e affinché fossero il più autentiche possibile abbiamo cercato di inventare poco e di leggere accuratamente la realtà. I sempre più frequenti fatti di cronaca legati al revenge porn offrono purtroppo numerosi spunti sulle ripercussioni che le vittime subiscono in tutte le sfere della loro vita: dalla gogna sui social alla perdita del lavoro, passando per matrimoni che finiscono e famiglie che si spaccano. Il produttore Riccardo Russo ci ha inoltre messi in contatto con PermessoNegato, importante associazione no-profit che segue vari casi legati a questo reato. Il confronto con loro ci ha fornito esperienze dirette da cui attingere per raccontare al meglio la dimensione umana di chi si ritrova coinvolto in vicende di revenge porn.

Dal punto di vista emotivo e psicologico, quali aspetti delle esperienze dei protagonisti avete voluto mettere in luce per stimolare una riflessione profonda sugli impatti del revenge porn, anche a livello familiare?

A colpirci nei resoconti di PermessoNegato è stato soprattutto un insolito ribaltamento di ruoli: in casi in cui le vittime sono genitori – magari persone poco avvezze a dinamiche e minacce del mondo virtuale – sono spesso i figli a soccorrerli e proteggerli. Quest’idea ha ispirato la “piega adulta” della nuova stagione, dove (al contrario della prima, che era un autentico teen drama) a subire revenge porn e sextortion sono persone dai trent’anni in su. La prima stagione seguiva adolescenti che si ritrovavano invischiati in ragnatele dove gli adulti non riuscivano a entrare: l’elemento thriller veniva dalla crescente solitudine dei protagonisti, e la loro salvezza si traduceva nell’aprirsi alle persone amate. Nudes 2 si concentra invece su nuclei relazionali – famiglia, scuola, gruppo di amici, circolo sportivo – in cui il revenge porn deflagra, modificando i rapporti fra i personaggi e conducendoli al punto di rottura.

L’intervista è a cura di Francesco Maggiore

WGI si racconta – La Writers Guild Italia è nata con l’intento di valorizzare la professione degli sceneggiatori e tenta di supplire alla grande disattenzione con cui gli scrittori di cinema, tv, e web vengono penalizzati dagli organi di informazione. Questa rassegna offre uno spazio alle singole storie professionali dei nostri soci.