Gli auguri della WGI
alla Presidente della Fondazione per Roma
e Coordinatore artistico del 9. Roma Fiction Fest
Piera Detassis
Cara Presidente,
nel prendere contatto come sindacato di scrittori di cinema, tv e web con la Nona edizione del Roma Fiction Fest, osserviamo con immenso piacere che – soprattutto per quanto riguarda il concorso internazionale – i nomi dei creatori delle serie tv e degli sceneggiatori appaiono sul sito del RFF e nella comunicazione.
Non solo: ai creatori di serie ed agli sceneggiatori è riservato il primo posto nell’elenco del cast tecnico.
Complimenti vivissimi! Fa onore al RFF essere la prima manifestazione italiana a far propria la ormai consolidata modalità internazionale di considerare le serie televisive come prodotto primariamente ideato e scritto.
Che la serialità televisiva nasca e si fondi sulla scrittura, sulla centralità del ruolo di chi scrivendola la concepisce, è ritenuto ovunque requisito irrinunciabile per conferirle una forte identità. Sinonimo altrettanto irrinunciabile per ottenere un successo. E soprattutto per esprimere ciò che il racconto seriale è da sempre, in tutte le sue forme: narrazione d’autore.
Per cui, grazie sul serio.
Il nostro apprezzamento è pieno. Riconoscere questo ruolo è un primo passo importante, anche se si deve e si può fare ancora di più, per consentire al nostro prodotto audiovisivo seriale di competere ad armi pari sul palcoscenico internazionale.
Ci sono piaciute molto le sue parole: “La serialità è più adulta del cinema… La fiction pare più vicina alla realtà, i protagonisti per cinema e serie sono ormai gli stessi e l’osmosi è compiuta.”
Analogamente a quanto il presidente del CSC, Stefano Rulli, nella recente celebrazione per gli 80 anni del Centro, ha sottolineato: oggi è la serialità televisiva ad aver preso il posto del cinema come modello espressivo a cui i giovani autori si riferiscono.
E’ questo ciò che avviene nel mondo. Dove primariamente agli scrittori dell’audiovisivo viene chiesto di esprimersi, di creare universi narrativi e personaggi vivi, singolari, reali.
E’ tema antico quello di come la nostra fiction generalista – per quanto si sforzi di superare antichi limiti – mantenga nei confronti della realtà una prudente e timorosa distanza.
Quasi fosse necessario osare chissà che per raccontarla. Per consentire innanzitutto al nostro pubblico di riconoscervisi appieno. E per esportare le nostre storie riuscendo a fare narrazione per la platea ancora più vasta che le nuove tecnologie hanno creato. Evitando per altro di diventare definitivamente solo consumatori di – non sempre, ma spesso eccellente – prodotto estero.
In un’edizione del Roma Fiction Fest che presenta in concorso un tv movie (formato per altro in via d’estinzione dalle nostre parti), come unico prodotto italiano che possa tener testa ai prodotti seriali d’avanguardia di tutto il mondo, vorremmo condividere un’ultima riflessione.
Un’industria dell’audiovisivo che si rispetti ha bisogno di numeri per produrre eccellenze. E allora, per recuperare terreno sui nostri competitor ed ottenere fiction di livello internazionale, perché non ripartire dalla lunghissima serialità?
Investire nelle soap, ad esempio, rimetterebbe in moto la macchina di una scrittura giornaliera affidata a professionisti esperti.
Consentendo a scrittori esordienti di crescere. Di farsi le ossa.
Analogamente serve un set aperto tutti i giorni, perché i diversi reparti produttivi generino efficienza. Serve una troupe collaudata perché anche nuovi registi possano rodarsi con la macchina produttiva.
E’ in un contesto industriale che si sono formate le eccellenze di oggi. Dove si è misurato con la scrittura tv Giancarlo de Cataldo? O su cosa ha preso le misure di Romanzo Criminale Stefano Sollima?
Per non parlare dei network, che sulla lunghissima serialità (basti pensare ad Un Posto al sole, o La Squadra per Rai Tre, o Centovetrine per Canale 5, di cui sopravvive solo la prima) hanno costruito identità di rete e fidelizzato il proprio pubblico che ora stentano a trattenere.
Seguiremo il Roma Fiction Fest da vicino, augurandoci di poter contribuire con le nostre sollecitazioni a valorizzare il talento dei nostri scrittori e fare così ancora più grande la fiction italiana di domani.
In bocca al lupo.