Notte noir
Fabio e Marco, Notte noir, la vostra serie, mostra una particolare attenzione per la scrittura, i dialoghi e la drammaturgia degli episodi. Prodotto di grande atmosfera, rivisita il genere “nero” degli anni Trenta con annotazioni surreali e una vena postmoderna alla True Detective. Racconta di un vedovo tormentato dalla morte della moglie che comincia ad indagare sul passato
Qual è stata la genesi del progetto e che tipo di accoglienza ha avuto la piattaforma web, creata dalla RSI, che ha ospitato il vostro prodotto?
Fabio Pellegrinelli: Notte noir nasce da un’idea di Marco (Pagani, ndr), amico e collega della Radio Televisione della Svizzera Italiana (RSI). Nel 2013 la SRG SSR (Radiotelevisione Svizzera) ha indetto un concorso per la realizzazione delle prime webseries nazionali. Abbiamo presentato il progetto con l’aiuto di Andrea Fazioli (scrittore e collega RSI). L’accoglienza della webserie è stata buona tenendo conto del limite di spettatori (fruitori) svizzeri di madrelingua italiana. Purtroppo non c’è stato modo di pubblicizzare il prodotto in Italia.
Marco Pagani: l’idea di una serie ambientata nelle fredde notti d’inverno della Svizzera italiana ci è venuta in un assolato e afoso pomeriggio estivo: cercavamo un modo per evadere dalle temperature sahariane che c’erano in quei giorni di Luglio, e – all’inizio per scherzo – abbiamo cominciato a immaginare come sarebbe stato raccontare quello che c’è dietro le apparenze: nel nostro caso dietro la facciata di ordine e rispettabilità tipica della Svizzera Italiana. Piccole storie ordinarie, come gocce di sudore freddo, invisibili, sulla schiena di un grasso banchiere in completo di lino bianco. Da cosa nasce cosa, e ci siamo ritrovati a Berna, a esporre il nostro progetto a un interessato gruppo di esperti della SRG SSR (l’azienda pubblica della radio telecomunicazione svizzera), che a quanto pare hanno gradito l’idea al punto da permetterci di realizzarla.
La prima cosa che colpisce lo spettatore di Notte noir è la qualità delle sceneggiature. Le storie sono dense di emozioni, centellinano le informazioni dirette allo spettatore e riescono sempre a tenere alta la tensione e il mistero. Ci sono degli elementi che sul set sono stati cambiati oppure il girato è strettamente fedele ai testi originali?
Marco Pagani (l’anarcoide): c’è una scena che più di ogni altra mi è dispiaciuto vedere tagliata, pur sapendo che sarebbe stato impossibile girarla (per i costi elevati e per la mancanza di tempo): si tratta di quella che doveva diventare la “copertina” della serie. Erika cade nel lago, di notte. Viene ripresa dal basso, sott’acqua, mentre le sue vesti fluttuano senza peso nell’acqua gelida. Il suo corpo affonda lentamente, dolcemente, tra i riflessi delle luci della strada che brillano dalla superficie, ormai lontana. D’un tratto la vediamo irrigidirsi, mentre un primissimo piano della sua pupilla ci svela il momento esatto in cui passa dalla vita alla morte (ma ci passa davvero?). Qualcosa di simile alla scena di The Abyss, dove Mary Elizabeth Mastrantonio sceglie consapevolmente di lasciarsi annegare per avere una minima speranza di essere salvata dall’ex-marito (per chi se lo ricorda). Ecco, questa scena credo che la rimpiangerò finché campo…
Fabio Pellegrinelli: Marco Pagani e Andrea Fazioli hanno fatto un ottimo lavoro di scrittura in tempi molto brevi. Avendo altre attività professionali a tempo pieno hanno scritto la sceneggiatura di Notte noir nel tempo libero. Quando ho letto i copioni ho individuato le caratteristiche dei due scrittori, uno più anarcoide l’altro più strutturato e letterario. L’ironia e la follia di Marco si sono mescolate con la tecnica e il talento narrativo di Andrea, creando una sceneggiatura a mio avviso interessante e a tratti stravagante. Alcune scene sono state in seguito modificate sul set. È naturale modificare parte di ciò che è stato pensato in fase di scrittura durante la reale interazione tra gli attori e la messa in scena. Altre scene sono state modificate per questioni economiche e di tempistiche produttive.
La seconda cosa che colpisce guardando Notte noir è l’incredibile lavoro che è stato fatto sull’estetica del prodotto. Notte noir ha un livello espressivo nettamente superiore alla media dei prodotti che circolano oggi sulla Rete. Le riprese e la fotografia rendono l’abitacolo di un’auto un vero e proprio luogo scenico, che talvolta viene filmato come un’astronave che attraversa l’oscurità della notte. Come hai fatto a dare questa forte identità e originalità al prodotto? Che tipo di accorgimenti tecnici e artistici hai utilizzato?
Fabio Pellegrinelli: L’idea del bianco e nero è stata presa in considerazione fin dall’inizio del progetto. Abbiamo contattato Mauro Boscarato, abile direttore della fotografia ticinese. Per nostra fortuna Mauro ha mostrato subito interesse per Notte Noir, proponendo idee e soluzioni che ci hanno avvicinato a uno stile fotografico interessante e raffinato. Il risultato è un bianco e nero “petrolio” con la presenza quasi impercettibile di elementi cromatici.
Le riprese sono state realizzate con una fotocamera Canon 5d (ottiche Zeiss) e una Canon 60d per le riprese all’interno dell’automobile. La maggiore profondità di campo della 60d ci ha permesso di tenere a fuoco sia l’autista che il passeggero seduto nel sedile posteriore, evitando così un continuo e fastidioso cambio di fuoco nelle inquadrature in totale dell’automobile.
L’automobile di Nez Rouge è il fulcro di tutta la webseries. La vettura che abbiamo usato è rimasta, per la maggior parte delle riprese, ferma in un posteggio sotterraneo. Grazie all’esperienza di Adriano Schrade (produttore delegato della webseries) abbiamo allestito delle proiezioni su una parete. Vi abbiamo fatto scorrere le immagini di strade notturne per creare la sensazione di movimento dell’auto. Per migliorare l’effetto i valorosi uomini della troupe muovevano a ritmo sincopato alcune lampade simulando lo scorrere sul parabrezza delle luci della città, e dei fari delle altre auto. Una terza persona “scuoteva” la vettura durante ogni registrazione. Una soluzione artigianale e a basso costo, ma che ha dato dei risultati molto soddisfacenti.
Nonostante l’appartenenza ad un genere forte e nonostante il breve minutaggio, Notte noir è un viaggio alla ricerca della verità ma diventa anche un viaggio introspettivo alla ricerca di se stessi. Cosa ha significato lavorare su episodi da 7/9 minuti? Ci sono state difficoltà a condensare il complesso materiale drammaturgico in un tempo così ristretto e con le regole codificate della serialità?
Marco Pagani: in realtà l’idea di fare 8 puntate da 8 minuti era ben chiara a tutti sin dall’inizio. Il lavoro di condensazione del racconto è quindi partito dalla scrittura stessa, che è stata molto attenta a non “debordare” dal limite che ci eravamo imposti, pur con qualche concessione alle stravaganze che ci venivano in mente. Una delle frasi più usate durante la scrittura della sceneggiatura, tra me e Andrea Fazioli, è stata: “tu metticelo, poi sono cazzi del regista…” ☺
Cosa ne pensi della timida apertura verso il mondo delle web-series da parte della RAI e di Infinity, il canale web di Mediaset? Ti saresti aspettato una maggiore disponibilità ed uno stanziamento di fondi più cospicuo in Italia verso i prodotti digitali che negli USA stanno cambiando il mercato audiovisivo?
Marco Pagani: francamente no. Credo che l’Italia di questi ultimi decenni, dal punto di vista della produzione audiovisiva, sia (salvo poche, brillanti eccezioni), profondamente avvolta in un torpore creativo che assomiglia molto al coma. In questo senso gli investimenti in direzione delle webseries arrivano tardi, e male, rispetto alla spinta che su queste nuove forme di narrazione vede coinvolti altri paesi come quelli anglosassoni o gli stessi paesi scandinavi. Esiste un grande fermento creativo nella nuova generazione, con produzioni amatoriali anche interessanti, ma l’accesso ai soldi “veri”, a quelle risorse che permetterebbero a chi lo merita il famoso salto di qualità, sono sempre nelle mani dei soliti noti. Mediocri registi ed eccellenti imprenditori, per i quali il cinema è solo uno strumento per fare soldi, come i fratelli Vanzina (giusto per fare un esempio…), che per quanto mi riguarda andrebbero banditi da tutti i cinema del mondo. Certo, finché la gente li va a vedere…
Hai mai pensato ad una seconda stagione di Notte noir? Ci sono altri progetti nel cassetto e ci saranno altre web-series nel tuo futuro?
Marco Pagani: ci abbiamo pensato eccome! Anche se temo che sfortunatamente sarà difficile ripetere un’esperienza produttiva del genere. Tutti noi ci abbiamo rimesso parecchi soldi, e non sono certo che una seconda serie sarebbe fattibile con lo stesso budget. Sai, in questa prima volta ci abbiamo messo l’entusiasmo e l’incoscienza dei nostri vent’anni (io ne ho 44 e la media della troupe è sui 40, ma fa niente…) la voglia di fare una cosa bella, che lasci il segno, costi quello che costi. La seconda fai tesoro dell’esperienza precedente e, quando decidi di partire, lo fai con basi un po’ più solide. Quello che però è rimasto è il team: si è creata una squadra molto affiatata, capace e professionale, unita sul piano umano e in grande sintonia su quello creativo. E si tratta di una squadra che ha voglia di fare ancora, in futuro. Progetti? Al momento diverse idee, in corso di sviluppo. Presto per dirlo, ma chissà che il 2015 non sia l’anno della donna che moriva ogni giorno, o della casa-prigione dove nessuno si conosceva… staremo a vedere!