Focus Series 2
La nuova competitività delle serie europee
Il Focus ha aperto i battenti nella splendida cornice di Palazzo Farnese presentando una nuova fiction, Chef, che andrà in onda su France 2 all’inizio del prossimo anno. Prima della proiezione sono stati intervistati i due creatori. La domanda è quella di sempre: come nasce l’idea? Di cosa parla, al di là del chiaro riferimento del titolo?
Arnaud Malherbe, che è anche il regista, e Marion Festraets spiegano che tutto nasce dalla passione per la buona cucina, dal fatto che in Francia mancava una serie sulla gastronomia e non volevano proporre l’ennesimo poliziesco pur volendo fare una fiction di azione, sentimenti, suspense. La location principale è la cucina di un ristorante a cinque stelle dove, con competenze rigidamente suddivise tra cuochi e inservienti e ritmi simili ad una caserma in piena attività, si snodano intrighi di vario genere.
Alla fine della visione il pubblico concorda decisamente, l’obiettivo degli autori è stato raggiunto: serrato il ritmo, perfetta la presentazione dei personaggi nella prima puntata e le storie seminate catturano sin dai primi minuti.
Intervisto gli scrittori durante la pausa aperitivo. La domanda è quella di sempre, anche qui: come siete riusciti a realizzare il vostro progetto? Arnaud e Marion mi spiegano che è stato relativamente semplice e casuale. Al festival del cinema de La Rochelle conoscono il produttore Claude Yves Robin, della Cult Production. Gli illustrano la loro idea e lui ne è entusiasta. E’ disposto a realizzarla e Canal Plus a mandarla in onda. Il percorso è stato piuttosto duro, molte revisioni, ma sempre di comune accordo con la produzione e il network, là dove si chiedevano cambiamenti utili al prodotto gli autori intervenivano in caso contrario potevano rifiutarsi. La fiction è stata realizzata in 6 puntate da 52 minuti. E’ gia stata scritta la seconda serie. Sulla prima gli autori hanno lavorato più o meno da soli mentre sulla seconda hanno deciso di chiedere la collaborazione di sceneggiatori di loro fiducia.
La seconda giornata si apre con una conferenza sull’attuale stato della fiction in Europa. Per quello che riguarda il nostro Paese Milly Buonanno fotografa la situazione con attenti studi di settore.
Nel 2005 l’Italia produceva 800 ore di fiction, attualmente ne produce solo 500.
Nel 2013 la Francia ne ha prodotte circa 800, la Spagna 1.000, l’Inghilterra più di 800, la Germania più di 1000. E’ evidente che siamo il fanalino di coda, in Europa.
Altri dati: la RAI produce il 60% della fiction presente, Mediaset ha ridotto notevolmente la sua capacità di investimento nel settore e Sky si assesta, più o meno, su una serie l’anno, però di successo.
Ulteriore limite è che la fiction si concentra su Raiuno e Canale 5, entrambe le reti privilegiano il prime time così che il pubblico di riferimento rimane sempre quello popolare quindi, di fatto, idee nuove o sperimentali sono impraticabili . Le coproduzioni raggiungono appena l’1% delle fiction prodotte. Tra queste , per nostra iniziativa, sono state realizzate Sissi, Karol, La monaca di Monza, Don Bosco, Giovanni Paolo II. In questo la supremazia della Lux Vide appare evidente.
Al contrario in Francia sembra che ci sia un momento di grande apertura e rinnovamento. Dieci anni fa sulle tv francesi le serie americane la facevano da padrone mentre ora stanno sempre più prendendo piede prodotti nazionali, nuovi, coraggiosi, attuali, di qualità.
A parte Chef che si può inserire a pieno titolo tra le novità abbiamo potuto assistere ad un episodio di Kabul kitchen ambientato in Afghanistan nel 2005, uno scontro familiare e culturale tra una figlia che lavora per un’organizzazione umanitaria e un padre che gestisce un bar al centro della città solo per arricchirsi. C’è poi In America, fiction estremamente divertente e dinamica che vede coinvolti in un viaggio rocambolesco due cognati che si detestano cordialmente e non ultima I peccatori-uomini di fede, ambientata in un convento di Cappuccini dove alcuni seminaristi cercano di trovare faticosamente una loro collocazione fisica e spirituale. Freccero, come diremo, auspicherà che si possa realizzare il cinema nella fiction. I francesi, come abbiamo potuto verificare, ci stanno già arrivando e noi?
Nicolas Traube, Presidente di Film France, però, mette il dito nella piaga. Il rischio delle tv generaliste è che prediligano fiction rassicuranti per le famiglie e per persone anziane e questo blocca l’innovazione di contenuti e l’apporto di idee originali. Va da sé.
Il carico ce lo mette Carlo Freccero, attualmente Direttore del Roma Fiction Fest , che spara alto. Sarebbe bello realizzare, secondo lui, anche dei prodotti per spettatori di livello culturale medio alto e giovani che al momento trovano soddisfazione quasi esclusivamente nel cinema, nel vedere serie americane, web series e prodotti stranieri di qualità. Se la fiction Italiana seguiterà a lasciarsi strangolare dagli ascolti a scapito della creatività e del coraggio produttivo saremo destinati a morire, culturamente parlando. La Rai utilizza sempre gli stessi produttori, gli stessi autori e si rivolge allo stesso target di spettatori. Le reti private hanno i loro interessi commerciali da difendere e mettono questi come primo obiettivo ma la Rai, in quanto servizio pubblico, dovrebbe avere il coraggio di osare.
Michele Zatta, dirigente Rai, prende le difese dell’azienda, negli anni è stata prodotta breve e lunga serialità che è anche stata scuola per molti autori e, attualmente, anche Rai Fiction sta mettendo in campo, per il prossimo anno, serie di ottima qualità.
Scrive John Peters : “Se compare una finestra di opportunità non tirare giù le tende”, ricorda Milly Buonanno. Il problema è che non siamo noi sceneggiatori a tirarle giù.
Se posso esprimere l’impressione che ho ricevuto da questi due giorni intensi ma preziosi è che i progetti, i finanziamenti e gli sforzi produttivi dei nostri colleghi d’Oltralpe stiano marciando a ritmo sostenuto, adottano il “Vorrei e posso” mentre da noi sembra prevalere il “Vorrei ma non posso”, anzi, talvolta il “Potrei ma non voglio”.
Silvia Longo