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L’invenzione di noi due

Federico Fava e Valentina Zanella co-firmano l’adattamento per lo schermo del romanzo di Matteo Bussola

Lo scritore e fumettista Matteo Bussola ha pubblicato con Einaudi nel maggio del 2020 il romanzo L’invenzione di noi due, da cui è stato tratto l’omonimo lungometraggio, diretto da Corrado Ceron, uscito nelle sale lo scorso luglio 2024. Firmano la sceneggiatura, insieme al regista e a Paola Barbato, i nostri soci Federico Fava e Valentina Zanella: a loro abbiamo chiesto di raccontare il taglio scelto per adattare in un film la storia della profonda relazione di coppia, protagonista del libro.

Carissimi, Il film L’invenzione di noi due affronta temi complessi come l’innamoramento, l’amore, la perdita e il rimpianto. Quali sono state le principali sfide nella trasposizione di questi temi dal romanzo di Matteo Bussola alla sceneggiatura?

Federico: Quando abbiamo letto il romanzo per la prima volta abbiamo capito che la domanda che pone questa storia è: quando in una coppia smettiamo di riconoscerci nell’altro, cosa dobbiamo fare? Tentare di ritrovare lo spirito originario della relazione o dirci la verità e affrontarla insieme? Ci è sembrata una domanda drammaturgia molto forte e anche molto moderna.

Valentina: Per quanto mi riguarda la vera sfida era dare un corpus cinematografico ad una storia nata per essere raccontata in un libro, senza mai perdere di vista il carattere dei protagonisti, i loro sentimenti, le loro fratture interiori. Ad esempio, nel romanzo, il personaggio di Nadia era meno presente, ma ugualmente sofferente come nel film. Qui noi abbiamo lavorato in sceneggiatura per spiegare meglio il suo percorso di vita ed i motivi che l’avevano portata ad essere una donna così rotta lungo l’arco della relazione, aggiungendo anche linee narrative come quella di Paolo Rossi che nel libro non esisteva.

Il cinema romantico in Italia è spesso visto con una certa diffidenza e necessita di una nobilitazione che trascende il genere. Come avete affrontato questa sfida nella creazione di un film che abbraccia il romanticismo in purezza senza cadere per forza nel sentimentalismo

Federico: Io credo che qualsiasi storia al mondo sia un racconto di sentimenti, perché muovono tutto. In questo caso non c’erano sovrastrutture: come dici tu raccontiamo l’inizio e la fine di un amore in purezza. Quando Valentina ed io, assieme a Matteo Bussola e Paola Barbato, abbiamo iniziato a scrivere, abbiamo cercato di evitare didascalismi e cliché ma allo stesso tempo ci siamo lasciati andare. Ti direi che il racconto dei sentimenti in questo film è come un fiume carsico. Esplode nel terzo atto dopo un lungo percorso sottoterra.

L’uso delle mail “anonime” come espediente narrativo nel film è particolarmente interessante. Potete spiegare come è nata questa idea e quale ruolo ha giocato nel delineare la dinamica tra i protagonisti?

Federico: Le mail anonime sono la controlling idea del romanzo e ovviamente abbiamo cercato di rispettarla il più possibile. Oltre al lavoro su Nadia di cui ha già parlato Valentina, abbiamo cercato il più possibile di anticipare l’invio della prima mail da parte di Milo: nel romanzo questa parte arrivava dopo la metà. Le mail però non avrebbero avuto la stessa forza senza alcune premesse narrative: non le abbiamo eliminate ma distribuite nell’arco della storia. Il romanzo aveva una struttura non lineare che abbiamo enfatizzato.

I protagonisti del film, interpretati da Lino Guanciale e Silvia D’Amico, sono caratterizzati da un’ampia gamma di emozioni e trasformazioni nel corso dei quindici anni narrati. Come avete lavorato con gli attori per garantire una rappresentazione autentica e coerente di quest’ evoluzione?

Valentina: Abbiamo parlato a lungo con loro raccontando anche l’origine di alcuni passaggi fondamentali del romanzo che si intersecavano con le situazioni di vita reale di noi autori, di come la realtà entrasse fondendosi costantemente nel racconto del libro. Lino e Silvia dal primo momento si sono dimostrati molto sensibili ed empatici con Milo e Nadia. Il tutto si è sviluppato in modo molto naturale, come se avessero sempre aspettato di indossare i panni dei nostri due protagonisti e finalmente il destino gliel’avesse permesso.

Il film utilizza tecniche visive particolari, come la snorricam, per mettere il personaggio al centro dell’azione. Che ne pensate di questa scelta stilistica e di come ha influenzato la narrazione del film?

Federico: L’invenzione di noi due è un film pieno di parole. Aveva bisogno di immagini. Già in sceneggiatura abbiamo inserito elementi che portassero il racconto su un altro piano (i modellini nell’acqua, il labirinto, le parrucche), Corrado ha trovato questo modo molto efficace di stare con i personaggi ed è una perfetta immagine dei sentimenti, molto vivida.

La storia è ambientata a Verona, un luogo dalla forte connotazione romantica. Quanto ha influenzato l’ambientazione la scrittura della sceneggiatura, e come avete evitato di cadere nel cliché del “cinema cartolina”?

Valentina: La componente Verona è radicata nel DNA di questo film visto che la casa di produzione Kplusfilm è veronese, io sono veronese come Matteo Bussola e da anni cercavamo con il produttore Nicola Fedrigoni una storia da ambientare nella nostra bella città. Questo ci ha permesso di raccontare da cittadini innamorati la nostra Verona, mostrandola in modo nuovo e diverso, con luoghi mai visti o mai considerati dal cinema che spesso si realizza qui. Diciamo che giocando in casa, partivamo avvantaggiati ed è stato semplice.

L’invenzione di noi due è un film che nasce da un romanzo pubblicato agli inizi del Covid. In che modo il contesto della pandemia ha influenzato il processo creativo e la sua ricezione come film da parte del pubblico?

Valentina: L’autore Matteo Bussola agli inizi del Covid mi inviò una mail con la bozza del libro allegata. Come produttrice creativa per Kplusfilm, sapeva che ero alla ricerca di una bella storia che fosse ambientata a Verona. Io mi innamorai all’istante del suo romanzo e con Fedrigoni comprammo subito i diritti de L’nvenzione di noi due ancora prima che venisse pubblicato. Un vero salto nel vuoto, ma che ci ha poi ripagati, visto che il libro pubblicato per Einaudi è diventato un bestseller con otto ristampe ad oggi. Per quanto riguarda il processo creativo che ha portato a quattordici stesure di sceneggiatura, per metà è stato realizzato col lavoro a distanza e call tra noi autori. Poi fortunatamente la seconda parte del lavoro sulla sceneggiatura è stato fatto dal vivo, permettendoci di sviscerare e sviluppare al meglio tutto quello che la distanza imposta durante il Covid aveva bloccato.

L’intervista è a cura di Francesco Maggiore

WGI si racconta – La Writers Guild Italia è nata con l’intento di valorizzare la professione degli sceneggiatori e tenta di supplire alla grande disattenzione con cui gli scrittori di cinema, tv, e web vengono penalizzati dagli organi di informazione. Questa rassegna offre uno spazio alle singole storie professionali dei nostri soci.