Intelligenza Artificiale,
in dirittura di arrivo la proposta di legge WGI
Report del talk WGI sulla I.A.
alla Mostra del Cinema di Venezia
Domenica 4 settembre 2023, nel corso della 80.Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, WGI ha partecipato a due panel, uno organizzato da Anac e l’altro fortemente voluto dal nostro stesso sindacato per affrontare il tema dell’Intelligenza Artificiale.
Dopo l’incontro all’Italian Pavilion durante il quale WGI, Anac e 100Autori, insieme ai colleghi francesi, hanno ribadito i concetti espressi nella Déclaration des cinéastes, lanciata allo scorso Festival di Cannes, insistendo sulla regolamentazione contrattuale, sui minimi necessari riconosciuti, sull’equo trattamento dei diritti annessi e connessi alle opere creative e alla non più rinviabile regolamentazione dell’uso dell’Intelligenza Artificiale, gli inviati a Venezia del direttivo WGI sono corsi al talk sulla I.A. organizzato insieme a Giornate degli autori e con la collaborazione di Siae, Anac e 100Autori.
Enrico Caria, del direttivo WGI, ha introdotto il talk con una prolusione dedicata al conflitto storico che ha costantemente visto contrapporsi il lavoro e la tecnologia. Il rapporto tra i due piloni del sistema capitalistico è stato raccontato a partire dall’introduzione del telaio automatico Jacquard in poi.
Poi è stata la volta di Giorgio Glaviano, presidente WGI, che ha brevemente riassunto i capisaldi del talk: minaccia al sistema dell’audiovisivo così come lo conosciamo (creazione opere, catena dei diritti, compensi, dinamiche produttive) e necessaria regolamentazione della I.A. Glaviano ha paventato la possibilità che i veri elementi deboli del sistema produttivo cinetelevisivo italiano e mondiale nel breve termine non siano affatto gli sceneggiatori (gli unici a sapere cos’è e come si costruisce una storia che appassioni), ma proprio i produttori, sempre più appiattiti sui desiderata degli algoritmi delle piattaforme. Dopo questa provocazione Glaviano ha annunciato l’imminente chiusura dei lavori del direttivo WGI su una precisa proposta di legge diretta al governo per regolamentare l’I.A. in Italia.
A questo punto è stata lanciata la “sfida” tra Andrea Traina, sceneggiatore e regista, anche lui del direttivo, e Vinicio Canton, vicepresidente WGI. Traina, dopo aver precisato i confini del gioco e della provocazione entro cui andava inteso il match, ha proceduto all’individuazione casuale degli spunti di partenza del soggetto in modo estremamente “analogico”, ovvero chiedendo al pubblico di scegliere delle carte da vari mazzi, ognuno contenente diverse opzioni appartenenti a un’area strutturale per la generazione di una storia.
A titolo esemplificativo: Mazzo dell’arena narrativa con varie possibili location, come una città costiera avvolta nella nebbia, un’isola misteriosa, un manicomio abbandonato, etc. Oppure, sempre a titolo di esempio, Mazzo del protagonista, con personaggi come un poliziotto vicino alla pensione, un killer empatico, un giornalista tormentato, etc.
Partendo dalle casuali scelte del pubblico, Andrea Traina e Vinicio Canton, seduti uno di fronte all’altro alla base del palcoscenico, hanno dato inizio alla sfida uomo/macchina della durata di circa mezz’ora. Traina si è avvalso del computer e dell’uso della I.A. per utilizzare tutti i punti strutturali selezionati al fine di generare una storia e, provocatoriamente, Vinicio Canton, con lo stesso tempo a disposizione, ha potuto usare, per lo stesso scopo, solo la sua creatività, una penna e un foglio di carta.
Mentre Traina e Canton lavoravano al concept della storia, si è svolto il talk vero e proprio che ha affrontato la spinosa questione della I.A. dal punto di vista creativo, legale, del diritto d’autore e performativo.
Francesca Romana Massaro, vicepresidente WGI ha moderato con domande impellenti, pungenti e sapide il dibattito tra gli ospiti: Alex Braga, compositore, professore, padre della prima I.A. musicale, Andrea Marzulli Direttore della sezione Cinema della Siae, Giacomo Ciammaglichella, legale esperto di diritto d’autore e Monica Zapelli, sceneggiatrice appartenete al direttivo dei 100Autori.
Marzulli di Siae ha illustrato con un’efficace slide la catena dei diritti scaturita dall’uso della I.A. e ha chiaramente messo in evidenza come gli output (opere) da essa generati non diano vita a diritto d’autore. La sua conclusione è stata che solo l’intervento umano nella costruzione del processo creativo dà vita al diritto d’autore tutelabile.
Non solo, è emerso anche che le opere utilizzate dalla I.A. per “addestrarsi” esse stesse siano già di fatto tutelate e quindi in teoria non utilizzabili dalla I.A. stessa se non a seguito di una compensazione di qualche tipo per il loro utilizzo.
Subito dopo, l’avvocato Ciammaglichella è entrato nello specifico legislativo italiano ed europeo per sviscerare la questione della creatività e dell’attribuzione di un’opera una volta che per crearla sia stata utilizzata una I.A. Nel dettaglio Ciammaglichella ha parlato di come per usare una I.A. l’utente deve accettare una serie di disclaimer e regole di utilizzo e sottostare ad una serie di articoli che generano alcune problematiche: il contenuto, ovvero l’output è dell’utente solo se ha un piano di abbonamento con l’I.A. (e solo fino ad un certo punto e solo per determinate aree geografiche); l’output potrebbe essere simile a partire da premesse (input e prompt) simili, ma anche diversi; la catena dei diritti risulta spezzata in più punti del processo di addestramento, di utilizzo e di quello generativo della I.A. stessa. Voragini legali cui va trovato un rimedio legislativo.
La collega Monica Zapelli ha affrontato la questione I.A. da un punto di vista filosofico e allo stesso tempo pratico: c’è di fatto un cambio di paradigma, così come quello scaturito dall’invenzione della scrittura, della stampa, dei motori di ricerca e ha invitato a regolamentare il prima possibile il fenomeno.
Infine, l’intervento di Alex Braga ha chiarito alcuni punti estremamente interessanti. Primo: la I.A. non è affatto una I.A. Il termine intelligenza artificiale secondo l’artista è fuorviante, semplicistico ed è solo un brand mediatico e acchiappaclick. Non c’è alcuna intelligenza nel sistema generativo e combinatorio dei chatbot che simulano il linguaggio umano: essi non distinguono nemmeno una parola dall’altra (letteralmente), ma le associano statisticamente (mediante un processo “digestivo” di contenuti pregressi: il cosiddetto deep learning) per dare forma ad un output che ha il solo scopo di superare il famigerato (e ormai superato) test di Turing. Braga ha specificato che esistono studi avanzati sulla reale I.A. ma sono quelli relativi alle reti neurali o a quelli ancora più fantascientifici degli organoidi neurali (ibridi bio-meccanici). Braga ha mostrato nel corso di una sua suggestiva performance musicale la differenza tra I.A. cosiddetta “generativa” a deep learning e quella a reti neurali. Alex ha suonato e la sua I.A. (che lui stesso con un team dell’università di Roma3 ha progettato e sviluppato) ha duettato con lui in un dialogo fitto di suoni, note e rimandi, un gioco di specchi sonori in cui le reti neurali (azzerate di volta in volta prima di ogni performance dall’autore stesso) imparano da Braga e lui da loro in un unicum sempre diverso.
Arrivati a questo punto è stato fermato il tempo dato a disposizione a Traina e Canton. Come prevedibile l’I.A. ha permesso a Traina di generare un pitch deck completo con logline, sinossi, concept, schede dei personaggi, tematica, arena, illustrazioni e grafica pertinente, e addirittura un teaser trailer con una voce narrante, personaggi in movimento ed effetti sonori.
Canton, invece, ha potuto solo abbozzare un concept, particolarmente avvincente a parere di molti degli ospiti, suggestivo e inatteso, visti anche i casuali spunti di base. L’esito della sfida, dunque, che non mirava ovviamente a individuare un vincitore, è stato quindi quello di mostrare come uno sceneggiatore professionista possa sfruttare l’I.A. non solo per essere più performativo in merito alla quantità di contenuti, ma anche per favorire la promozione delle proprie idee, attraverso l’uso di strumenti che gli consentono di illustrare con maggiore chiarezza i propri contenuti. Ma qual era la storia migliore? Non era questo lo scopo del match, Traina stesso ha avuto poco tempo per raggiungere quel grado di originalità e densità tematica, di approfondimento delle psicologie dei personaggi di gradiente di verità di una storia. Al momento l’unica affermazione possibile, che non teme smentite, è che gli sceneggiatori con la loro sensibilità, il loro portato, la loro creatività sono e resteranno sempre il centro generativo del processo del nostro (e non solo del nostro) settore.
La chiusura del talk ha lasciato a tutti i partecipanti la consapevolezza che l’I.A. è uno strumento e come tutti gli strumenti può essere usata o no, deve avere un manuale d’uso, deve essere sempre controllata e domata.
Un’ultima considerazione: la sala era gremita di produttori, colleghi, produttori, giornalisti. Tutti si sono complimentati per l’esauriente esposizione dell’argomento declinato da così tanti punti di vista.
Per finire, nel ringraziare tutti i colleghi che hanno fornito, idee, tempo, fatica per organizzare il talk e per condurlo in porto così efficacemente, permetteteci di ribadire che WGI non sostiene affatto incondizionatamente e aprioristicamente l’I.A. ma prende atto che c’è, che esiste, che viene già massicciamente usata e si è posta l’obiettivo di studiarla per capirla con il solo obiettivo di gestirla, regolarla, moderarla e, se necessario, definitivamente limitarla. Ecco perché il board WGI ha già avviato i primi contatti con il governo per proporre un disegno di legge che possa imbrigliare il fenomeno e garantire il presente e il futuro degli autori.
WGI è dalla parte degli sceneggiatori, sempre.
Il Board della WGI