Passaggio di stato
Report da un seminario al DAMS di Bologna
La materia, se sottoposta a variazione di temperatura e pressione, subisce una trasformazione da uno stato fisico ad un altro, chiamato passaggio di stato
Quand’è che l’acqua diventa ghiaccio? Quando diventa vapore? Si certo, conosciamo la faccenda della temperatura. Il dato. Anzi, sappiamo tutto. In cifre. Numeri. Perché siamo la società dei lumi, la società fordiana: smontiamo la realtà in pezzi per poterla maneggiare. Ma i numeri, i codici, non sempre corrispondono all’esperienza del sapere – quel qualcosa di simile alla sapienza dei pescatori nel leggere e vivere i segni dell’aria, del mare… (“Quello che conosciamo non è la realtà, ma la realtà come appare ai nostri strumenti.” Niels Bohr – fisico danese)
E dunque; chi di noi davvero sa precisamente quando avviene proprio quel momento, ovvero quando un qualcosa, un cambiamento di stato, accade?
In effetti è un fatto raro, essere lì, durante un processo, e vederlo e rendersi conto che accade proprio mentre accade.
Ecco, a me è capitato. C’ero, mentre nasceva qualcosa – o per meglio dire, non nasceva, ma cambiava stato. A Bologna, il 27 e il 28 ottobre del 2022, non a caso tra le mura del DAMS bolognese. Non a caso perché il DAMS è stato, per definizione, lo spazio di scoperta di nuovi mondi – e con essi nuove lingue, nuovi codici, nuovi saperi. Un posto che ha una certa familiarità con i cambiamenti di stato….
“La sceneggiatura nel cinema e nei media. Storia, teorie, pratiche”. Questo il titolo attorno a cui, per due giorni, nella bellissima sala affrescata di palazzo Marescotti (sede del DAMS) si è parlato di sceneggiatura. La sceneggiatura, l’intero mondo legato alla sceneggiatura, è passato dall’essere il semplice innesco della politique des auteurs (tutta rivolta alla ricerca del “genio”, del vertice creativo dell’oggetto Film – e dove si dava per inteso che tale vertice fosse, ovviamente, il regista) alla totalità del campo di indagine. Organizzato dalle università di Roma, Bologna, Pavia, Torino, assieme a WGI, il convegno ha avuto proprio nella nostra associazione il punto di contatto tra la ricerca universitaria e la realtà fattuale del lavoro sul campo. WGI ha partecipato portando sia materiale di studio che la testimonianza degli sceneggiatori stessi.
Estremamente interessanti i contributi che si sono succeduti, tra panel e tavole rotonde. Giorgio Glaviano, in un panel, ha parlato di letteratura popolare come fonte di topoi della narrativa – attraverso il case studies di un cold case – ovvero l’ancora mai analizzato “The big Clock”, portatore di una particolare struttura capace di attraversare i decenni, e le conseguenti rivisitazioni, mantenendo intatta la sua forza. Franca DeAngelis ha poi contribuito ad analizzare un caso da manuale di sceneggiatura classica colloquiando con Andrea Minuz attorno al libro da loro scritto, “The Apartment” – occasione questa per presentare l’intera nuova collana dei preziosi libri di Dino Audino, un nome a cui tutta la sceneggiatura italiana – e l’industria audiovisiva italiana in generale – deve moltissimo. Quest’ultima, azzeccatissima collana di Dino Audino si intitola “Drama, classici della drammaturgia” – e al momento spazia da strutture cinematografiche solide ed eterne come il già citato “The Apartment” (scritto da Franca De Angelis e Andrea Minuz), a serie tv classiche quali “Desperate Housewives” (scritto da Paola Brembilla e Giovanna Guidoni) fino a serie tv ultra attuali quali “Squid game” (scritto da Giuseppina DeNicola, Giorgio Glaviano, Giovanna Volpi).
Ma non era solo di analisi il contributo chiesto dalle Università a WGI. Quello che davvero ha colpito, in questa due giorni, è stato lo sforzo di entrare nell’attualità, uscendo dalla piega inevitabilmente accademica che ogni impostazione universitaria contiene. Era l’oggi, il qui ed ora, l’oggetto oscuro del desiderio del convegno. E dunque WGI ha presentato il sondaggio interno (il più partecipato di sempre) ed ha illustrato la cruda realtà dei numeri – ovvero la reale aspettativa per chi, tra gli studenti, è davvero interessato a questo mestiere. Un momento verità estremamente voluto da parte accademica, e dunque estremamente apprezzabile. Con il momento verità è arrivato anche il contributo reale, fattuale, del racconto della propria esperienza – ben illustrato da Chiara Laudani.
Nel complesso emerge il racconto di un mondo molto molto lontano dai racconti (quasi mitologici) degli sceneggiatori del tempo di “c’era una volta il west”…
Da parte accademica, infine, e come era logico aspettarsi, sono prevalsi contributi di studies case di derivazione storiografica – non senza che mancassero interessantissime analisi a tutto tondo sull’interezza del mondo legato alla gestione dell’idea e della drammaturgia; andando quindi oltre la figura dello sceneggiatore e di etichette varie (Showrunner o altro che sia). Un’analisi, questa, che ha ben evidenziato quanto l’attribuzione di meriti e ruoli derivi, di volta in volta, da movimenti dinamici che (apparentemente) mal si prestano ad un approccio accademico abitualmente rivolto alle certezze date dal passato…
Insomma, non si può che essere rimasti colpiti dalla vastità dei diversi approcci proposti in questo convegno.
Davvero è riuscito l’intento dichiarato degli organizzatori: aprire la visuale sulla materia “sceneggiatura”, andando dallo studio storico fino alla domanda sul come formare gli sceneggiatori, ovvero su come – concretamente – la catena dell’insegnamento si possa inserire nella fabbrica del racconto.
A chi lo ha seguito e’ apparso un convegno vitale, quasi un esperimento in presa diretta. Tra chi parlava e chi partecipava non si è calcato il confortevole territorio di codici e mondi conosciuti. A Bologna è stata fatta un’immersione dentro un corpo vivo; si è cercato di prendere il coleottero nel mentre del suo volo – con l’intento di studiarlo anche prima che lo stesso sia infilzato dallo spillone che lo passerà agli studi anatomici.
Prendere una materia così viva e turbolenta, per definizione un oggetto non finito, ma finibile quasi ab limitum, e provare a circoscriverla, pesarla… beh, un lavoro davvero notevole.
Da parte dei nostri soci presenti è passata agli ascoltatori non solo la capacità analitica necessaria per scrivere i testi presentati, non solo l’intuito e il mestiere necessari per cogliere meccanismi e portati dell’oggetto narrativo, ma soprattutto la forte componente di passione e dedizione che alberga in chi pratica questa complessa artigianalità.
Questo, a me spettatore-sceneggiatore, ma anche ex damsiano che ha ben frequentato quei corridoi e quelle stanze universitarie, è arrivato come un potente messaggio del sindacato degli sceneggiatori italiani: la sceneggiatura non può essere solo storia, ma è opera viva – e noi di WGI presidiamo i molteplici aspetti che riguardano la nostra professione. Riuscire ad essere coinvolti nelle dinamiche di ricerca universitaria è dunque decisamente una bella notizia per tutti noi.
Un esperimento, questo cambio di stato che accade davanti ai nostri occhi, decisamente da rifare.
Andrea Vernier
Una documentazione audio e video del convegno si può trovare QUI
La nuova collana Drama di Dino Audino editore sarà presentata il prossimo 30 novembre alla Casa del Cinema, Sala Volonté, alle ore 18:00