Bollettino n. 6
Venezia sei settembre duemilaventuno. Ventidue gradi centigradi. Vento di nove nodi con raffiche di undici, da 45 gradi – nordest.
Il mare non è sempre mare. Cioè, non solo.
Quando non sei lanciato nel compiere un percorso, fai quel che serve per essere pronto a farlo. Metti che ci sia tempesta, o bonaccia.
E allora ne approfitti. Magari, se hai abbastanza tempo, fai carena – ovvero pulizia. Altrimenti fai altro – perché c’è sempre altro da fare, per avere un mezzo efficiente. Per esempio, le impiombature – ovvero usare il cordame per fare cose utili (tipo redance – ovvero trasformare un cavo in un “anello” – per dire una). Tra i vari tipi di impiombatura una consiste nel prendere due estremità libere di cavi e unirle, fino a farne un cavo unico. Tradotto: prendi fili diversi e li unisci. Quella nuova “corda” deve tenere. Deve funzionare.
Insomma, in momenti di fermo, prova a riannodare i fili. Serve per cercare di trovare un senso, un percorso. Come fa il linguaggio. Ben sapendo che il linguaggio mente.
Dunque in pausa metti in essere tutto quel che serve a riordinare e rendere efficiente tutto. E poi fai la cosa più importante: cambusa.
Come oggi.
Oggi ho fatto il pieno di Cinema. Si, lo so, è davvero sorprendente, ma impiegando giusto quel paio di ore al giorno per trovare un posto in una sala, qui riesci anche ad andare al cinema e vedere film.
Film per tutti i gusti, ovviamente.
Difficile parlare con gli altri e capire davvero che ne pensano.
Oggi ho incrociato un giovane filmmaker, genere documentarista. Eravamo partiti bene, parlando di cinema. Poi lui ha detto “…ma voi sceneggiatori…” e lì ho sentito lo scricchiolio.
Poco da fare; avevo davanti a me un esemplare di Documentarista puro. Jones mi ha letto nei pensieri. Sorriso mefistofelico sotto la fluente barba pepe. “Si, per me la realtà è tutto”. Sorriso a trentadue denti. Finalmente libero. Lo ha detto. A me. Uno che inventa storie da mattina a sera. E si, lo sapeva bene. E il suo sorriso era liberazione totale. Qui, in mezzo al baraccone rutilante del trucco e parrucco, lui mi ha detto: “viva la realtà!”. Jones ha coraggio da vendere. O forse no, forse ancora deve capire cosa fare da grande – un problema comune a tutti noi.
Ma sulla qualità del suo sorriso e sull’ardimento del momento, mi sono fatto un’opinione – e si chiama “terrazza Campari”. Lo capisci se ci capiti, come me, alle 10 del mattino in cerca di un caffè. Terrazza discretamente affollata. Chiedo “un caffè per favore”. Il ragazzo mi guarda come un pezzente e indica le eloquenti bottiglie esposte: “qui solo spritz”. “Ma come? Solo spritz? E tutta questa gente?”. Ho calcato volutamente l’accento veneziano, cercando complicità. Funziona. Il ragazzo si avvicina e mi sussurra: “i xe pegio de nialtri!” (trad: sono peggio di noi). Ecco spiegato l’ardimento di Jones… (e forse anche le critiche…)
Saluto la Mostra e mi rituffo in laguna. Una laguna il cui tramonto arancione sa indubbiamente da spritz.