Ci abbiamo messo qualche giorno per riprenderci. Il jet lag non c’entra. Tali e tanti sono stati gli input, le riflessioni, gli stimoli che abbiamo ricevuto nei nostri incontri con i responsabili ed il Board della Writers Guild of America West, che al nostro ritorno svuotare un barattolo di melatonina è servito a ben poco.
Ora, si fa per dire, a mente fresca… proviamo a mettere in fila un po’ di cose di questa nostra trasferta a Los Angeles.
La WGA ha ottant’anni di storia. E’ una macchina da guerra, 150 dipendenti divisi in 30 divisioni, con la base operativa in un palazzo ultramoderno sulla Terza Strada. Entrare in una tana del genere fa dubitare che si appartenga alla stessa specie animale. Eppure, in un attimo, ci siamo sentiti a casa.
Sin dai primissimi incontri, con il responsabile operativo Chuck Slocum – il nostro preziosissimo Virgilio insieme a David Bellini il nostro uomo a L.A.- ed il delegato politico John Vezina, abbiamo riconosciuto temi e problematiche comuni: la coesione interna della categoria come elemento determinante per la tutela dei diritti, il rapporto con le istituzioni come strumento di pressione per il riconoscimento degli stessi.
Come a dire: “le lotte degli sceneggiatori sono ovunque le stesse“. Spiegare come mai, in Italia, siamo così lontani dal condurle altrettanto efficacemente, lo ammettiamo, è stato un gioco da ragazzi. “Davvero sinora nessuno ha mai pensato ad una semplice unione di tutti gli sceneggiatori?“. Davvero. Sinora.
C’è addirittura chi pensa che unire gli sceneggiatori significhi dividere il comparto dei lavoratori dell’audiovisivo, quasi che scrittori, registi, e magari gli stessi produttori, possano avere le stesse priorità. Vezina che fa anche – e bene – attività di lobbying al Congresso ha un mandato ben specifico, lavora solo per gli sceneggiatori. Non si sognerebbe mai di patrocinare indistintamente categorie diverse, con interessi diversi. Chissà perché…
Camminando lungo i corridoi della WGA, dove campeggiano dei poster che ritraggono sceneggiatori di ogni era, da Billy Wilder a Nora Ephron, s’intuisce facilmente la differenza sostanziale nell’approccio alla materia: i loro visi sono accanto alle loro battute simbolo. Gli scrittori sanno bene di essere al centro del processo creativo ed industriale di un’opera audiovisiva. Se lo riconoscono senza sudditanze, consapevoli di avere una forza ed un’identità professionale ben precisa. Merito dei loro soci fondatori che decisero, un bel giorno, di mettere fine alla consuetudine che vedeva i produttori attribuire i credits della sceneggiatura a se stessi, oppure, a loro piacimento, ad amanti, mogli, amici. Fa un certo effetto vedere le foto ingiallite di questi pionieri, per la maggior parte top writers molto accreditati all’epoca con le major, e pensare che nessuno di loro fece un passo indietro in quella prima fondamentale autodeterminazione di un diritto. Nel 1933 erano in dieci, si riunirono in un albergo decisi ad organizzare “una guild con i denti”, spinti anche dai continui tagli sui compensi. Oggi sono ottomila. E se una produzione vuole contrattualizzare uno sceneggiatore, prima, deve essere accreditata dalla WGA sottoscrivendo il Basic Agreement, un accordo collettivo di oltre seicento pagine che regolamenta tutto.
Quando abbiamo illustrato i nostri dieci principi, l’avvocato Lise Anderson, responsabile del dipartimento contratti, dopo averli letti con attenzione, riconoscendo via via i corrispettivi punti contrattuali regolamentati dal loro accordo collettivo, ha posato le due scarne paginette accanto alla copia del Basic Agreement, un volume stile pagine gialle, che aveva con sé. Senza volerlo, ci stava mostrando tutta la differenza che c’è tra noi e la WGA. Eppure, sembrava stranamente eccitata. L’esperta professionista, in grado di aprire ad occhi chiusi la pagina giusta di quello zibaldone per indicarci una precisa clausola contrattuale, ha esclamato: “Sono ottimi, questo poi… se lo facessi leggere ad uno qualsiasi dei nostri membri… love it!” E giù una serie di appassionanti considerazioni di carattere legale e di riflessioni su come armonizzare i contratti secondo quei principi. L’ora che avevamo a disposizione con lei non c’è bastata. Rimarremo in contatto. Per Lise, come per gli altri funzionari della WGA che abbiamo incontrato, pensare alla tutela degli sceneggiatori è molto di più di un semplice lavoro. Certo, a darle lavoro sono proprio gli scrittori, e forse questo aiuta… Un po’ come nel caso del nostro Garante, al quale abbiamo chiesto di lavorare in esclusiva per noi. Quanti legali specializzati nel settore dell’audiovisivo operano in Italia rappresentando solo gli interessi degli sceneggiatori?
Con ognuno dei responsabili dei vari dipartimenti che abbiamo incontrato, abbiamo parlato la stessa lingua: problemi/soluzioni. Julia Adams, del dipartimento Credits, c’ha illustrato la procedura che garantisce i giusti titoli agli sceneggiatori di un’opera e come è organizzata la WGA per dirimere i contenziosi grazie agli arbitrati volontari dei soci. Di contenziosi coi produttori e dell’organizzazione dell’ufficio legale – che da solo conta dieci avvocati full time – abbiamo invece parlato con Heather Pearson. Inutile dire che il sistema delle Signatories, ossia l’accesso ad un elenco di produttori certificati dalla WGA che s’impegnano in solido a rispettare il Basic Agreement, è la chiave di volta della sua “potenza di fuoco”.
Dovevate vedere la faccia di Valerie Kordish, la responsabile appunto del dipartimento Signatories, quando cercavamo di carpirle qualche suggerimento, qualche criterio di selezione, nella prospettiva, da parte nostra, di poter selezionare i produttori virtuosi per inserirli in un libro bianco. Espletata l’illustrazione della procedura di ammissione dei produttori all’elenco della WGA, Valerie ci ha guardato per quasi un’ora come dei marziani. “Chi sono questi? Cosa vogliono da me?”.
L’incredulità di Valerie, abituata a considerare del tutto normale che i produttori debbano impegnarsi in solido a rispettare gli accordi, ci ha ricordato quanta strada dobbiamo ancora fare.
A raccontarci invece della strada fatta dalla WGA, sin dalla sua fondazione, c’ha pensato Katie Buckland ed il suo team che si occupa della conservazione e valorizzazione del patrimonio storico. Non ci crederete, ma nello scoprire che la nostra WGI aveva poco più di una settimana, sembravano più emozionati loro di noi, che pure stavamo tenendo in mano l’originale del loro primo modulo di iscrizione, datato 1933. Somigliava tanto a quelli che i nostri soci fondatori hanno firmato il 22 luglio e che potranno sottoscrivere fino al 30 settembre.
Di soci, della loro organizzazione, e dei servizi offerti agli iscritti abbiamo invece parlato con Rebecca Kessinger e Corrine Tippin, responsabili rispettivamente dei servizi agli iscritti, e della Membership. In WGA, c’è un turn over di circa 500 iscritti l’anno: per 500 sceneggiatori che, pur potendo mantenere l’iscrizione e tutti i privilegi che ne conseguono, perdono i privilegi di soci ordinari con diritto di voto in quanto ancora “in servizio”, altrettanti iniziano a far parte delle vita associativa e politica della Writers Guild grazie al lavoro ed alle iniziative dei “veterani” che li accompagnano.
La logica sottesa a questo sistema, che garantisce la forza della WGA, è che il Board deve essere sempre rappresentativo della reale forza lavoro. Sono i più forti sul mercato, quelli che possono fare la differenza, a dettare l’agenda a tutela di tutti e ad essere eletti democraticamente. Semplice, no?
Ed il bello è che funziona davvero. Da decenni.
Certo, la crisi economica e soprattutto le sfide lanciate dai nuovi media, aprono scenari tutti da affrontare, e sui quali la distanza tra WGA e WGI è minore. Ne abbiamo parlato a lungo, con il presidente della WGA Chris Keyser, e con la responsabile Digital – new media, Shelagh Wagener. Una piccola divisione, con una grande prospettiva. Ripensare, in questo contesto, a delle strategie di tutela della nostra professione è un’esigenza condivisa nella quale partiamo quasi alla pari. Anche su questo rimarremo in stretto contatto.
Certo, per noi è materia di conquista di diritti basilari per loro è questione di difesa dei diritti acquisiti.
Una cosa però è certa: il Board della WGA, al quale abbiamo avuto il privilegio di sedere come ospiti, ci ha accolto per quello che siamo. Colleghi. Scrittori come loro. Scott Alexander, David S. Goyer, Chip Johannessen. Il vice presidente Howard A.Rodman, il tesoriere Carl Gottlieb. Sono stati loro i primi a testimoniarci che le lotte degli sceneggiatori sono ovunque le stesse.
Ed il loro sostegno, che abbiamo portato con noi al rientro, si tradurrà in una collaborazione a lungo termine su almeno due direttive: professionalità e diritti.
Abbiamo messo in programma varie iniziative: battaglie comuni per la difesa del ruolo e della professionalità degli sceneggiatori; forme di sostegno alla formazione professionale ed aggiornamento con scrittori di altissimo livello; collaborazione con la loro rivista WRITTEN BY; localizzazione italiana del loro servizio online di registrazione delle opere.
Tra gli altri progetti, che vi illustreremo nel dettaglio prima dell’assemblea generale del 30 settembre, ci preme sottolinearne uno in particolare: WGA e WGI lavoreranno insieme per costruire una piattaforma contrattuale ispirata ai nostri principi ed armonizzata al loro Basic Agreement. Saremo, in questo, referenti della WGA nel valutare le produzioni italiane che intendano essere accreditate presso di loro.
Siamo andati a Los Angeles con due idee precise: imparare il più possibile e impostare un lavoro comune. Missione compiuta.
La prima delle tante da affrontare ancora insieme.
Carlo, Barbara e Michele