Pensavo che avrei fatto il biologo marino, trascorrendo la mia vita alle Hawaii, quando all’università lessi il bando di concorso per un racconto. Lo scrissi e vinsi. Così sorsero i primi dubbi sul mio futuro, accentuati dall’aver vinto, qualche tempo dopo, il Mary Shelley per la fantascienza.
Avevo già optato per la letteratura quando un amico mi convinse a scrivere la sceneggiatura di Viva la foca, cosa di cui fui costretto a vergognarmi fino al giorno in cui Tarantino, che Dio lo benedica, non giudicò il film un capolavoro. Nel frattempo, dopo una parentesi in casa editrice, ero tornato al cinema rientrando, grazie a Soldati e Da grande, dalla porta principale. Da allora ho alternato film, da Pozzetto ad Ale e Franz, a serie tv, da Lui e lei ad Anna e i cinque, da Nebbia in Val Padana a Elisa di Rivombrosa.
Ultimamente sono tornato al primo amore, con il romanzo Cioccolato amaro, appena pubblicato. Continuo a scrivere nella speranza di vedere la fiction italiana uscire dal suo provincialismo e produrre qualcosa di cui gli americani possano comprare il format.